“Nella Costituente i nostri padri hanno scritto assieme la Costituzione. La Costituzione non è un cumulo di neutralità, essa dice proprio l’insieme di identità che hanno tentato di ricostruire il Paese”.
Così risponde ai microfoni di Radio Marconi don Michele Di Tolve, rettore del Seminario Arcivescovile, a chi gli fa presente i dubbi, a dire il vero molto minoritari (sono molti di più coloro che criticano la sinistra democristiana in quanto strutturalmente cedevole alle pretese laiciste), di chi vede a rischio la laicità dello Stato da che è stato eletto un presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dichiaratamente “cattolico democratico”. Rifacendosi alla nozione di “società plurale”, introdotta nell’analisi sociologica dal card. Angelo Scola, il sacerdote rinnova la difesa del diritto dei cattolici di far valere i propri valori nel dibattito pubblico, in un momento in cui si contano ferite drammatiche:
“Gente che ha paura, che non ha speranza, che non progetta più il futuro, non fa figli”.La laicità come neutralità assoluta viene bocciata in quanto “assurdità ideologica che vuole cancellare ogni memoria, identità ed appartenenza”.
Che le figure a cui il mondo cattolico, quello “democratico” in primis, ancora oggi si affida siano veramente in grado di adempiere alle aspettative riposte in loro è un discorso lungo, che il nostro reggente regionale, Marco Invernizzi, sta dipanando nella sua newsletter, alla quale rimandiamo. Da parte nostra non possiamo non evidenziare le ingenuità di cui è condita la reazione di molti cattolici all’elezione al Quirinale di un membro di quella Corte che, stando solo al 2014, ha per esempio dichiarato incostituzionale il divieto di ricorrere alla fecondazione eterologa stabilito nella ormai demolita legge 40.
Di laicità si parla molto anche in Lombardia, poiché il 27 gennaio è stata varata una discussa legge regionale (n. 62) che regolamenta in senso restrittivo l’edificazione degli edifici di culto, sulla spinta della continua richiesta di una grande moschea da parte di alcune organizzazioni islamiche (CAIM su tutte). In base alla nuova normativa per la “pianificazione delle attrezzature per i servizi religiosi”, la costruzione di un nuovo luogo di culto, di qualsiasi religione, verrà sottoposta a “specifica valutazione ambientale; al possibile giudizio referendario e alla valutazione di una fantomatica “consulta regionale”, riporta un indignato Alessandro Ferrari di Oasis sul sito diocesano. Il pericolo che viene individuato da molti è che la libertà religiosa dei cittadini finisca limitata più del previsto da veti e contro-veti. Una norma che era stata pensata come “anti-moschea” sull’onda degli attentati in Francia si potrebbe trasformare in un danno per tutti, cattolici compresi. D’altro canto, una normativa indirizzata specificamente contro la religione musulmana sarebbe suonata come palesemente discriminatoria, nonostante l’esigenza di difendersi dal terrorismo islamico, di cui alcune moschee sono un focolaio evidente, e l’oggettiva difficoltà nel trovare un soggetto affidabile nella galassia dell’Islam organizzato.
Il discorso torna al punto centrale su che cosa consista la laicità dello Stato. Come insegna l’arcivescovo, lo Stato non può fare a meno dei valori che portano le religioni, dato che la democrazia come meccanismo non origina da se stessa l’humus che la sostiene. La Lombardia e l’Italia non possono fare a meno, nello specifico, della testimonianza di cattolici autentici. Predicando ai religiosi nella festività della Presentazione del Signore (2 febbraio), il card. Scola parla in un certo senso di tutti quando dice:
“Il nostro cuore è (…) in festa perché la nostra vita è stata visitata dal Signore che ha redento il suo popolo”.
Gesù Bambino entra nel Tempio per il rito della circoncisione anche per incontrare e farsi incontrare. L’arcivescovo richiama proprio questo aspetto, insito nell’originale festa bizantina, citando Papa Francesco:
“Monasteri,comunità, centri di spiritualità, cittadelle, scuole, ospedali, case-famiglia e tutti quei luoghi che la carità e la creatività carismatica hanno fatto nascere, e che ancora faranno nascere con ulteriore creatività, devono diventare sempre più il lievito per una società ispirata al Vangelo”.
Pertanto ha senso che il 4 di ottobre 2015 tocchi alla Lombardia intesa anche come ente politico versare l’olio della lampada perenne che arde nella basilica di Assisi, in rappresentanza di tutta l’Italia. Con quel gesto la Lombardia riconoscerà che non si auto-pone, ma che la sua esistenza sgorga da radici ben più profonde. Un solido punto di partenza per affrontare anche lo spinoso problema islamico.
Michele Brambilla