Ci sono luoghi dove la liturgia è celebrata con dignità, in cui talvolta ricompare persino il padiglione dietro l’altare, l’antico drappo che copriva il ciborio e che ricordava la tenda dell’Arca dell’Alleanza; altri nei quali la sciatteria regna sovrana nelle celebrazioni ordinarie e soltanto il Settimana Santa obbliga ad un maggiore impegno.
Ammettiamolo: il Rito ambrosiano è uno, ma le declinazioni variano da parrocchia a parrocchia. Solo dalle mie parti, in una chiesa si suona il campanello alla Consacrazione, in un’altra non c’è campanello e nella terza il tintinnio si sovrappone alle parole sacre. Nelle 44 comunità di Rito romano presenti nell’arcidiocesi la varietà è identica: si va dalla Messa semi-tridentina dei carmelitani di Concesa al cappellano dell’Università Cattolica che, tutte le volte, chiede a ragazzini ventenni se tra di loro si nasconda un ministro straordinario dell’Eucaristia per non doverla distribuire da solo, come in realtà gli spetterebbe.
Questo accade anche perché da tempo si è smesso, in molti luoghi, di educare i laici all’apprezzamento ed al significato della liturgia così come oggettivamente si pone. Qualcosa si fa negli anni della prima Comunione, ma oltre la Cresima certe nozioni non vengono più riprese. Nei movimenti e nelle associazioni si compie una catechesi più approfondita, con il rischio, però, che gli appartenenti si distinguano, poi, ad occhio nudo all’interno delle Messe parrocchiali perché si muovono secondo la gestualità propria del gruppo e non “a ritmo” con il resto dell’assemblea.
L’Ufficio per la pastorale liturgica dell’arcidiocesi di Milano propone quindi a partire dalla I domenica di Quaresima una serie di monizioni iniziali, da leggere dal pulpito, tramite le quali far ripercorrere ai fedeli alcuni momenti chiave della liturgia eucaristica e spiegarne il senso.
Scrive mons. Pierantonio Tremolada nella presentazione:
“Non riusciremo mai a esprimere adeguatamente la nostra riconoscenza per il grande dono dell’Eucaristia e descrivere adeguatamente la grandezza e la profondità del Sacramento che sta al cuore della Chiesa.”
Citando S. Giovanni Paolo II (Novo millennio ineunte), prosegue:
“Dobbiamo riconoscere che dal Concilio in poi è molto cresciuta la comunità cristiana nel modo di celebrare i Sacramenti e soprattutto l’Eucaristia”.
Tuttavia resta ancora molto da fare perché i laici giungano al tipo di partecipazione attiva desiderato dal Concilio Vaticano II.
“In questo anno pastorale la nostra Diocesi, su invito dell’Arcivescovo, intende avviare un processo che consenta un progressivo approfondimento del senso liturgico, con particolare attenzione alla Messa domenicale. Vorremmo aiutarci a vivere sempre meglio l’Eucaristia che celebriamo nel giorno del Signore, per renderla sempre più il cuore della vita della Chiesa e del cammino spirituale di ciascuno”.
Certamente il primo passo per accostarsi degnamente all’Eucaristia è la
“disposizione interiore che va coltivata personalmente e comunitariamente”.
Ecco allora che la prima monizione, domenica 22 febbraio, è dedicata al silenzio di preparazione alla liturgia.
“Le nostre giornate sono spesso immerse nel frastuono: molte parole, molti suoni, molte immagini, molti rumori che rendono difficile il rientrare in se stessi per gustare tempi di quiete interiore, per meditare, riflettere e, soprattutto, pregare. Di conseguenza, anche quando entriamo in chiesa per partecipare alla Messa, rischiamo di portare in noi una certa dissipatezza. Dobbiamo allora decidere di fare silenzio, prima esteriormente e poi interiormente. Il silenzio esteriore è assenza di parole scambiate, ma anche di azioni inutili. Il corpo deve trovare una posizione di quiete e di raccoglimento e stare così almeno per un paio di minuti. Sarà perciò importante giungere prima che inizi la santa Messa. Sarà anche opportuno che tutti i preparativi attorno all’altare si fermino qualche minuto prima che inizi la celebrazione”.
Le monizioni continueranno anche in altre parti dell’anno, senza tralasciare nessuno dei punti più scottanti, come la Comunione sulla mano in analogia con un simpatico foglietto, intitolato Galateo in chiesa, diffuso nel 2011.
La Quaresima, il tempo principe del silenzio, della sobrietà e dell’ascolto, contribuirà a questa prima parte di “scuola di liturgia”. Specialmente al venerdì, quando in Quaresima non c’è Messa, sarà bello entrare nelle chiese quiete e spoglie. Non ci saranno né suoni, né immagini a distrarci: solo noi ed il Santissimo nel tabernacolo.
Michele Brambilla