Il tradizionale appuntamento con il 24 marzo, giornata dei missionari martiri, ed il convegno di sabato 28 sui cristiani perseguitati sono gli eventi che contrassegnano la V settimana di Quaresima, quella che introduce alla Settimana Santa.
Alla vigilia del martirio di Cristo è quindi il martirio dell’uomo a tenere banco. Alle 19.30 del 24 marzo la chiesa di S.Stefano Maggiore, la stessa della cappellania latinoamericana, ospita la veglia per i missionari. Non è una scelta casuale: la giornata è collocata nella data dell’uccisione (24 marzo 1980), sull’altare, di mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador (El Salvador) durante la guerra civile tra il governo militare e la guerriglia marxista, che sarà beatificato il 23 maggio. Così come non è casuale la designazione a presiedere la veglia di mons. Paolo Martinelli, che ha ereditato il pastorale di mons. Luigi Padovese (1947-2010), assassinato da un fanatico islamico in Turchia:
“Papa Francesco fin dall’inizio del suo pontificato ha affermato che ci sono più martiri nei nostri giorni che neanche agli inizi del cristianesimo; ed ancora nei giorni scorsi, ribadendo questa verità, ha denunciato un ingiusto silenzio sui tanti, specialmente cristiani, che per rimanere fedeli alla propria fede, sono stati torturati, hanno perso tutto, sono stati umiliati in ogni modo, sradicati dalla terra che abitano da due millenni, e non di rado è stata tolta loro la vita, quando non hanno accettato di abiurare la fede cristiana per diventare forzatamente islamici, come abbiamo sentito anche questa sera nei racconti”.
Da S. Stefano parte una marcia silenziosa che confluisce in Duomo, alla Via Crucis del martedì, durante la quale il vicario generale dell’arcidiocesi, mons. Mario Delpini, constata che
“E’ venuto il tempo in cui smettere di essere discepoli timidi e confusi”.
I cristiani affrontano nel mondo sfide differenti per estrazione culturale, ma dagli effetti ugualmente distruttivi.
Ecco perché il card. Angelo Scola la sera del 27 marzo incrocia le spade dialettiche con il “Papa laico” Gustavo Zagrebelsky, emblema della perniciosa giurisprudenza creativa che ha imposto l’accoglienza di determinati disvalori. Ed è anche il motivo per cui scalda, la sera seguente, i giovani della veglia in Traditione Symboli, ai quali ha già detto più volte che è suo desiderio spostare la celebrazione integralmente sul sagrato, in modo da far risuonare della gioia cattolica tutto il circondario del Vittorio Emanuele. La Pasqua è la festa che ci ricorda come i cristiani abbiamo come Dio colui che davvero è “Signore della vita”. Un Dio che non ha esitato a donare la sua, di vita, per la redenzione degli uomini e per il quale ciascuno è prezioso.
Piazza Duomo tornerà a riempirsi di testimonianza cristiana il 18 maggio. Sarà simile all’8 maggio 2014.
“L’Eucaristia sarà posta al centro di questa serata in cui la città accoglierà i delegati della Caritas di tutto il mondo che si sono dati appuntamento a Milano per EXPO (…). E il tema del cibo è occasione di riflessione ed educazione sulla Fede, sulla giustizia, sulla pace, sui rapporti tra i popoli, sull’economia e sull’ecologia”.
Tutti argomenti sui quali la Chiesa non ha paura di offrire la propria interpretazione. Lo spettacolo, affidato a nomi come il regista Andrea Chiodi, il poeta Luca Doninelli, l’attore Giacomo Poretti e mons. Franco Manzi, assumerà la forma di un dramma sacro.
Michele Brambilla