“Il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore andava aumentando sempre più, tanto che erano costretti a portar fuori sulle strade gli ammalati e a metterli sopra dei letti e dei giacigli perché almeno l’ombra di Pietro, quando passava, ricoprisse qualcuno di loro” (Atti 5, 14-15).
Questa la lettura che ricorreva nella liturgia ambrosiana (mercoledì dell’Ottava di Pasqua) la mattina in cui, come vuole la tradizione, i quattordicenni dell’arcidiocesi di Milano sedevano all’udienza generale in piazza S. Pietro, culmine di un pellegrinaggio di tre giorni guidato dai loro catechisti. Potremmo coniugarla comodamente con un’altra citazione, tratta
dalla pagina di Vangelo offerta alla riflessione del pubblico dal Papa: “Lasciate che i bambini vengano a me” (Luca 18, 16). Ed i bambini, in effetti, vengono a Pietro, come dimostra ancora una volta l’allegria del giro della piazza in papa-mobile. Francesco è letteralmente circondato dall’affetto, bacia decine di testoline, riceve una miriade di doni e bigliettini.
Il pellegrinaggio a Roma si colloca nel percorso formativo dei ragazzi milanesi in un momento particolare della loro crescita. Si è alle soglie delle superiori, il momento delle scelte che segneranno tutta l’esistenza, sia materialmente che interiormente.
A Pentecoste quei giovani emetteranno la “professione di Fede”, ovvero dichiareranno davanti a tutta la comunità il desiderio di continuare a seguire Cristo dopo i passi dell’iniziazione “classica” (Battesimo, Comunione, Cresima), compiuti negli anni precedenti.
Il soggiorno a Roma comprende tre momenti. Il lunedì è dedicato all’esplorazione delle antichità ed ha come fulcro la visita alle catacombe. I ragazzi vengono messi davanti alle generazioni dei credenti che li precedettero, affinché comprendano come la Chiesa sia una lunga catena di testimoni, che hanno donato la vita affinché loro potessero essere raggiunti dall’annuncio evangelico. Il martedì trascorre in genere a S. Pietro per la visita completa del Vaticano e la Messa, ultimamente presieduta all’Altare della Confessione dal card. Angelo Comastri, arciprete della basilica, come segno di saluto ufficiale della città ai giovani ambrosiani. Segue, il mercoledì, il momento più atteso, l’udienza generale del Papa.
Sono tappe nelle quali il ragazzo scopre l’universalità della Chiesa e la coniuga con la sua realtà locale. C’è anche una componente liturgica. E’ bello, infatti, sentire il Rito ambrosiano risuonare sotto le auguste volte delle basiliche romane. La Messa in S. Pietro è proposta, però, rigorosamente in Rito romano, essendo un atto ufficiale. Anche questo è motivo di stupore e nuove scoperte: per tanti è il momento in cui ci si accorge in maniera consapevole della differenza tra i due riti, più di quando si va a Messa al mare d’estate. Questo scambio diventa proprio il segno di come la Chiesa sia una comunione d’amore, che travalica e comprende tutte le differenze senza annullarle.
La Provvidenza ha voluto che l’udienza dell’8 aprile 2015 avesse come argomento i bambini. Papa Francesco ha denunciato con forza il modo con cui il mondo contemporaneo si approccia infanzia.
“Tanti bambini fin dall’inizio sono rifiutati, abbandonati, derubati della loro infanzia e del loro futuro.
Qualcuno osa dire, quasi per giustificarsi, che è stato un errore farli venire al mondo. Questo è vergognoso!”.
Come è diverso lo sguardo della Chiesa, che difende la vita fin dai suoi albori naturali ed educa al rispetto dell’integralità della persona! E’ sempre stata la posizione dei nostri oratori, dai quali le terze medie presenti in piazza provengono.
Francesco si rivolge direttamente ai quattordicenni ambrosiani. In un mondo dominato dalle logiche perverse neo-malthusiane, per le quali ogni vita che nasce è un potenziale pericolo, essi devono
“vivere sempre la fede con entusiasmo e (…)non perdere la speranza nel Signore Risorto, che riempie di gioia e di felicità la nostra vita”.
La Pasqua testimonia l’incommensurabile dignità dell’uomo, amato da Dio fino alla croce.
Si fanno eco di questo messaggio le feste che, domenica 12 aprile, vengono organizzate nelle 7 zone pastorali dell’arcidiocesi di Milano in vista di EXPO: la sfida di nutrire il pianeta non può prescindere dal riconoscimento del valore ineliminabile della persona umana, sull’esempio di Colui che si è fatto cibo nell’Eucaristia.
Michele Brambilla