“Impariamo dai nostri fratelli cristiani perseguitati fino al martirio del sangue, impariamo dalla loro capacità di perdono”. Questa la misura di misericordia che il card. Angelo Scola raccomanda ai preti novelli poche ore prima di partire proprio per le terre dove i credenti in Cristo sono più isolati e falcidiati.
Il card. Angelo Scola decide infatti di portare personalmente in Libano ed Iraq gli aiuti che i cattolici ambrosiani hanno raccolto per i fratelli perseguitati dall’ISIS. Il viaggio in Medio Oriente dura dal 16 al 20 giugno e tocca anche Erbil (Iraq), il luogo dove si sono ammassati quasi tutti i cristiani di Mosul e della piana di Ninive. Un viaggio rischioso, nel quale si sono cimentati pochi altri suoi confratelli, in primis il card. Philippe Barbarin di Lione, ma che appare sempre più doveroso mano a mano che si constatano il livello elevato di sofferenza e, di contro, la fede tenace dei cristiani sopravvissuti.
Prima di raggiungere i campi profughi l’arcivescovo di Milano è invitato dal primate maronita, card. Bechara Boutros Rai, a parlare al Sinodo dei vescovi del Libano. Il card. Scola sosta quindi a Beirut, dove il 17 giugno è accolto nell’aula sinodale.
Il patriarca Boutros Rai descrive minuziosamente le ferite drammatiche dell’area mediorientale, con uno sguardo principalmente diretto alla vicina e, per quanto riguarda il Libano, sempre invadente Siria.
“Quello di cui soffriamo oggi riguarda la politica, che è divenuta immorale. In Medio Oriente stiamo, purtroppo, subendo tale politica inumana. Pensiamo per esempio alla Siria: dieci milioni di abitanti di quel Paese scacciati dalle loro case non dicono nulla alla comunità internazionale?”.
Non teme di indicare nell’involuzione della società islamica la fonte principale dei disastri contemporanei.
“Il problema è all’interno dell’Islam, tra Stati sunniti e sciiti, tra moderati – che sono la grande maggioranza e con cui non abbiamo mai avuto problemi – e fondamentalisti. I cristiani sono le vittime innocenti di questa situazione, perché laddove c’è guerra, noi paghiamo anche con la vita o siamo costretti a fuggire”.
L’arcivescovo di Milano completa il quadro indicando le cause dell’inerzia dell’Occidente “cristiano”. In Europa ed America
“esiste una reale difficoltà a comprendere quanto sta avvenendo in questa regione. Si pensa di sapere già, di avere la chiave per interpretare i fatti. E si commettono così errori grossolani di valutazione. L’occidentale medio non è in grado di pensare una guerra di religione, anche per la sua storia passata, e ragiona unicamente secondo gli assoluti di democrazia e tirannide, senza percepire la necessità di cooperare con tutte quelle forze che si oppongono, per le più varie ragioni, al genocidio fisico e culturale perpetrato da ISIS e dagli Stati che, direttamente o indirettamente, lo sostengono nel criminale progetto di un Medio Oriente mono-colore”.
Per “storia passata” non intende semplicemente le famose guerre europee del XVI secolo, le cui atrocità sono state spesso esagerate dagli storiografi illuministi, ma soprattutto l’insorgere, a partire dal Settecento, di un movimento radicale d’espulsione del sacro e dei suoi valori. Questa ideologia ha talmente ottenebrato le menti dell’Occidente da rendere i suoi rappresentanti incapaci di valutare correttamente l’essenza delle cose. Il card. Scola considera emblematico dell’approccio laicista alla questione mediorientale il caso Egitto: Obama e la UE deprecarono per mesi il golpe anti-islamista di Al-Sisi (2012), turandosi le orecchie di fronte a chi denunciava il fanatismo e la tendenza all’autocrazia dei Fratelli Musulmani, soltanto perché Mohammed Morsi aveva vinto regolarmente le elezioni.
Si potrebbe rompere il muro di miopia con alcuni interventi mirati (“Suggerirei pertanto d’individuare alcuni casi particolarmente eclatanti su cui sollecitare un intervento internazionale. Penso in particolare ad Aleppo, che è già diventata la nuova Sarajevo del XXI secolo. La proposta di aprire un corridoio umanitario per alleviare le sofferenze di questa città, prima che finisca anch’essa in mano a ISIS, potrebbe avere qualche possibilità di successo anche a livello mediatico”), denunciando la situazione come “emergenza umanitaria”, espressione che rende sensibili anche molti laicisti, ma a riguardo l’arcivescovo ambrosiano non si fa molte illusioni ed invita i cristiani mediorientali a non coltivarle.
La Chiesa sicuramente non abbandona i suoi figli in difficoltà, come dimostra la stessa visita del card. Scola. I milanesi, già molto solleciti nel sostegno morale e materiale ai cristiani perseguitati, continuano ad esprimere la propria solidarietà anche in queste ore inviando bollettini all’indirizzo che il sito dell’Arcidiocesi correla alle immagini del viaggio.
Michele Brambilla