L’8 settembre,festività della Natività di Maria, è data cara ai fedeli ambrosiani. E’ la festa patronale del Duomo, oltre che di decine di altre chiese sparse sul territorio, e segna l’inizio del nuovo anno pastorale. Il card. Angelo Scola presiede la grande celebrazione mattutina in Duomo, durante la quale, come vuole la tradizione, sono presentati sinteticamente i contenuti della nuova lettera pastorale, soprattutto nei suoi aspetti pratici, e si compie il rito della vestizione dei seminaristi candidati agli ordini sacri, che indossano per la prima volta la talare davanti a tutta la comunità.
Sono giorni in cui la Chiesa è continuamente interpellata, soprattutto riguardo all’accoglienza dei profughi mediorientali ed africani giunti in massa alle porte dell’Europa. Il card. Scola, che dal mese di luglio interpella le parrocchie affinché, precedendo le stesse autorità civili, si rendano esempio dell’accoglienza “per piccoli gruppi”, offrendo rifugio a singole famiglie o a drappelli attentamente calibrati, non punta nel biennio 2015-17 solamente ad una testimonianza del valore della carità materiale, ma ritiene “necessario riscoprire” anzitutto “la dimensione culturale della fede”. La nuova lettera pastorale segna anche l’inizio di un’approfondita visita pastorale ai decanati, volta appositamente a verificare la consistenza degli strumenti a disposizione per la nuova evangelizzazione.
“Le nostre debolezze e fragilità, i nostri peccati, sono a volte così persistenti, così noiosamente regolari, da insinuarci il dubbio che, alla fine, non potremo cambiare”, cioè convertirci e rimanere fedeli al bene. Invece “è possibile ricominciare ed educarsi al pensiero di Cristo”.
La memoria di quanto lo Spirito ha saputo suscitare nel passato ci rende certi della fecondità del futuro se vissuto alla sequela di Cristo.
E’ notizia proprio di questi giorni il salvataggio dalla demolizione dell’oratorio di S. Protaso al quartiere Lorenteggio. La cappella medievale (IX-XII sec.) è la chiesa più piccola di Milano, tanto che riesce a stare in uno spartitraffico. A partire dagli anni Trenta ha rischiato più volte l’eliminazione a causa delle ripetute modifiche alla viabilità. Nel 2015 un’altra minaccia: la MM4. Lo scavo del tunnel della nuova linea metropolitana avrebbe comportato di necessità la fine definitiva della chiesetta, ma la gente del quartiere ha protestato e la Soprintendenza ai beni artistici ha subito posto il suo vincolo sul monumento.
Da parte sua, la Curia arcivescovile ha avvertito che, sebbene la chiesa non sia officiata regolarmente da decenni, l’edificio non è sconsacrato.
S. Protaso rimarrà quindi lì dov’è. A qualcuno sarà tornata alla mente la celebre scena del film Don Camillo, monsignore ma non troppo in cui Peppone non riesce a demolire un’edicola mariana campestre. L’associazione Peppone-Pisapia è fin troppo facile, ma non è difficile individuare pure nel metrò che tenta di eliminare cappelle millenarie il simbolo involontario della Milano radical-chic, tutta tesa verso un progresso utopico e dimentica dei valori cattolici che l’han fatta grande.
L’anno pastorale 2015-16, con il Giubileo della misericordia, addita alla Milano “arancione” dei registri delle coppie gay e della movida autodistruttiva la Milano di sempre, quella di Ambrogio e Carlo, dei navigli e delle chiese in mattoni, abitata da un popolo laborioso, dalla fede granitica, con una visione unitaria della vita. La piccola vicenda del Lorenteggio diventa allora un’immagine plastica della proposta pastorale del card. Scola, ma anche un segno della tenace persistenza di tutta la Cristianità occidentale.
Michele Brambilla