Nella lettera che a partire da questi giorni i sacerdoti stanno lasciando nelle famiglie visitate per le benedizioni natalizie il card. Angelo Scola scrive:
“La famiglia, carissimi, è la prima e decisiva scuola di relazioni. Nel suo grembo vengono custodite e accompagnate a maturazione le due più elementari differenze, quella tra i sessi e quella tra le generazioni, dell’umana esistenza, rinvenibili presso tutti i popoli e in tutte le culture”. Proprio per questo “vorrei venire di persona ed incontrarvi faccia a faccia, ma gli abitanti della nostra diocesi sono più di cinque milioni. Avendo però gli stessi sentimenti di Cristo (Fil 2,5) possiamo superare le nostre limitate possibilità”.
L’arcivescovo non può certo raggiungere materialmente tutte quelle persone, tuttavia, come l’anno prima, decide di caratterizzare questo periodo con la visita ad alcune famiglie. Il card. Scola inserisce questo percorso tra i primi atti di ricezione e verifica dei suggerimenti del Sinodo ordinario sulla famiglia, nell’attesa dell’esortazione post-sinodale del Papa. Durante la sua visita alle abitazioni private, la prima delle quali è il 5 novembre, il card. Scola si fa accompagnare da altre famiglie, affinché sia chiaro a tutti che il compito di evangelizzare il mondo civile spetta primariamente al laicato.
L’apostolato della Chiesa non si ferma neppure davanti agli scandali interni. Come dice il card. Scola durante la celebrazione in Duomo del 4 novembre (S. Carlo Borromeo):
“La categoria di riforma è legata all’approfondirsi dell’autocoscienza e della santità della Chiesa, cioè della sua persona viva e di tutto il suo personale. Possiamo interrogarci, bloccarci, scandalizzarci di certi comportamenti di noi uomini di Chiesa, ma questo deve essere punto di partenza per la domanda di cambiamento che è in ciascuno di noi perché, noi per primi, siamo di scandalo a noi stessi. È lo Spirito che assicura alla Sposa un’ autocoscienza più acuta (…) e dispone i cristiani a proporre tutto questo fino al martirio del sangue o della pazienza”.
I luoghi comuni sulla Chiesa ed i movimenti (tanti giornalisti, anche in quelle ore, si sono lanciati in liste di proscrizione spericolate) sono sfidati direttamente dall’aver invitato alla Messa solenne anche la Fraternità S. Carlo Borromeo, notoriamente sorta “dall’iniziativa di un figlio della nostra Chiesa milanese, don Massimo Camisasca, che si è ispirato al servo di Dio monsignor Luigi Giussani”, in breve dalla “famigerata” CL.
Lo “slogan” sembra quello tratto da uno schema di Via Crucis steso da Plinio Correa de Oliveira (1908-95), dove nella V stazione (quella del Cireneo) si legge l’accorata esortazione “apostolato, apostolato, apostolato!”.
La reiterazione dell’espressione indica proprio la risolutezza nell’evangelizzare. Non è altro che quell’ “andare avanti, sempre!” con cui Papa Francesco ha sigillato l’omelia per la canonizzazione di S. Junipero Serra lo scorso 24 settembre. Il card. Scola sprona i cattolici ambrosiani alla medesima tenacia, sull’esempio di S. Carlo, il quale si pose sotto “alla Cattedra della Croce”, che per ogni fedele cristiano significa “avere sempre Gesù eucaristico davanti agli occhi e meditare sull’eccesso del Sua carità nella Passione”.
Michele Brambilla