L’inizio dei “Dialoghi di vita buona”, sorta di riedizione della “Cattedra dei non credenti”, ma con modalità parzialmente differenti ed indirizzata ad unire le voci della città attorno al bene oggettivo di Milano, era in programma da tempo, ma dopo gli accadimenti del 13 novembre a Parigi ha tutto un altro sapore rilanciare un discorso di “amicizia civica”, come ama ripetere il card. Angelo Scola.
L’arcivescovo ambrosiano considera l’esperimento di valore triplicato rispetto alle intenzioni iniziali proprio per le particolari circostanze in cui si colloca. “Si raggiunge qualcosa in maniera stabile, feconda e creativa solo approfondendo la conoscenza reciproca”. Trova una sponda insperata nel presidente della Casa della cultura islamica, Mahmoud Asfa, che è membro del comitato scientifico dei Dialoghi e ci tiene ad assicurare: “come comunità musulmana a Milano continuiamo il nostro percorso di pace, di rispetto e di dialogo”.
Il signor Asfa è però solo una delle variegate anime dell’Islam, che, notoriamente, non ha una gerarchia religiosa riconosciuta in maniera unanime dall’intera Umma (gli ayatollah sciiti sono considerati dalla maggioranza sunnita un caso a parte che non li riguarda). Accanto ai centri islamici riconosciuti dalle autorità civili italiane, esistono molti luoghi non solo non in regola, ma dai finanziamenti (soprattutto esteri) poco chiari, incontrollabili dal punto di vista della dottrina. Anche in questo si tocca con mano la divina sapienza di Cristo, che ha stabilito un suo Vicario, punto ineludibile di unità, ed ha investito gli Apostoli di autorità magisteriale e giuridica sui fedeli.
Il magma islamico è tale che il card. Scola avverte:
“Non sono così sicuro che qualcosa di analogo a quanto accaduto a Parigi non possa succedere anche in Italia. C’è la modalità, da parte di queste frange estremiste, di colpire un Occidente che loro considerano depravato e che identificano tout-court con il Cristianesimo”.
Il distinguo è d’obbligo mentre i governi occidentali seguono spesso una logica laicista, ma questo elemento ci deve ricordare come l’identità cristiana sia ancora il tratto qualificante dell’Europa agli occhi degli altri mondi religiosi e culturali.
“Con equilibrio e prudenza, da parte dei politici occorre riconoscere che il principio della libertà di religione implica dei luoghi di culto” anche per i musulmani approdati nelle nostre terre, tuttavia devono essere davvero “luoghi di culto, non indottrinamento”.
Quella del card. Scola non è un’apertura buonista: bisogna saggiare attentamente i soggetti proponenti sotto il profilo dell’ideologia professata, dei finanziamenti e di cosa si pratica concretamente al loro interno. Non si deve dimenticare “come si collegano alla nostra Storia”: le radici di Milano sono e restano cristiane. E’ dall’alto di quasi 2000 anni di Cristianesimo ambrosiano che riconosciamo il valore della libertà religiosa. Chiunque entra in rapporto con Milano ha il dovere di fare i conti con questa affermazione fondamentale.
Martedì 17 novembre l’arcivescovo di Milano è invitato al College-des-Bernardins a tenere una conferenza. Il card. Scola ha così modo di toccare con mano la Parigi ferita, portando il suo cordoglio anzitutto all’omologo card. Andrè Vingt-Trois. Nel discorso si augura “un nuovo risorgimento” cristiano “dell’Europa”, che potrà avvenire se si passerà ad una “ecologia integrale”, che, oltre ad un epidermico sentimento “pro ambiente”, sappia compiere una vera difesa della vita umana, dal concepimento alla morte naturale.
Poche ore dopo la conferenza parigina Milano rischia di nuovo, come il 12 novembre (accoltellamento di un rabbino in via S. Gimignano), di dover piangere una persona ad essa legata. Padre Piero Parolari (PIME), fratello di don Enrico, docente a Venegono Inferiore, viene ferito in Bangladesh da ignoti musulmani. Ricoverato a Dacca, rassicura per primo i familiari, in ansia per la sua sorte. Sono diversi i missionari milanesi che operano, o hanno predicato, nel nord del Bangladesh. La parrocchia dello scrivente ne sostiene due: padre Emilio Spinelli, di Cernusco sul Naviglio, e padre Antonio Baio, di Vanzaghello, che hanno fondato comunità e scuole tra i gruppi tribali animisti.
Michele Brambilla