Coloro che devono entrare in Duomo a Milano in questi giorni hanno certamente osservato l’aumento delle misure di sicurezza agli ingressi della cattedrale. E’ un’inevitabile conseguenza dell’attentato di Parigi e del crescere della tensione anche in Italia.
Ciò che bisogna evitare, però, è la psicosi, come dice anche il card. Angelo Scola, il quale continua a dare alle Messe d’Avvento un carattere “terapeutico” e pedagogico nei confronti di tutta la cittadinanza.
“Di fronte alle orrende tragedie di questi giorni non rispondiamo cedendo alla vendetta, all’odio e alla paura. La paura si può capire, ma la dignità del cristiano e del cittadino ci chiede di vincerla. Così la domenica viviamo il gesto settimanale decisivo che è la santa Messa”.
La cattedrale torna così a riempirsi di popolo anche nella II e nella III domenica di Avvento.
Il monito dell’arcivescovo non vale solo per il Duomo. Il pericolo è incombente anche in altre chiese del centro storico di Milano, ma, come hanno dimostrato i piani dei terroristi in Francia negli anni e nei mesi passati, non sono immuni dai rischi neppure le periferie, sia come possibile teatro di attentati, sia come bacino di reclutamento tra gli immigrati musulmani più disagiati.
Le misure militari non bastano. L’arcivescovo individua nel terrorismo una “sfida educativa”. La risposta deve quindi andare a ricostruire una personalità, non soltanto negli islamici radicali, ma anche nella società occidentale.
“L’ombra di simili terrificanti episodi oscura ormai le nostre terre. Il nostro stesso amato Duomo sarebbe minacciato. Allora tutti, cittadini, corpi intermedi e istituzioni statuali, siamo chiamati, soprattutto in Occidente, ad abbandonare le nostre sicurezze e ad assumere le nostre responsabilità nei confronti della violenza, della persecuzione e della tragedia della guerra”.
Il compito non esenta nessuno. La domanda di fondo, infatti, è “come è possibile che giovani nati in Europa (…) non abbiano incontrato alcun senso di vita e siano giunti a sentire come ideale quello di gettare via la propria esistenza”.
Se l’Europa che hanno visto è quella che chiude il sacro nelle sagrestie e si fa dettare la linea etica da forme sempre più esasperate di individualismo laicista, si può comprendere come essi abbiano introiettato una visione inquinata dell’Occidente, carica di nichilismo anti-vitale.
“Non lasciamoci rubare i nostri stili di vita, anzi, portiamoli al fondo di noi stessi e domandandoci per chi vivo”.
L’uomo occidentale deve esercitare la sua capacità di discernimento, riscoprendo i valori autentici che lo hanno reso veramente grande. La Messa diventa così l’atto antiterroristico più puro, non soltanto perché ci si raduna in massa senza paura, ma soprattutto perché è abitata dal vero Principe della pace.
Gli attentati di Parigi hanno come lato positivo quello di aver attenuato il can-can sul cosiddetto “Vatileaks 2”, che, di fronte ad accadimenti ben più seri, si rivela soltanto l’ennesimo tentativo meschino di gettare scompiglio tra i cattolici e di guadagnare sopra i peccati altrui. La gente comune lo ha ben compreso. Come dopo l’11 settembre 2001, in molti dimostrano in maniera crescente il proprio attaccamento a segni tradizionali come il Crocifisso ed il presepe, o ricominciano a guardare con interesse alla Chiesa come alla culla autentica della civiltà occidentale.
Michele Brambilla