Sta destando sconcerto nella Chiesa la circolazione di un appello alla dirigenza AGESCI (gli scout cattolici), firmato da più di 200 capi in tutta la Penisola, nel quale, seguendo la linea tracciata dalla “Carta del coraggio” consegnata nelle mani del premier Matteo Renzi nel settembre 2014 durante la route di S. Rossore, non solo si incoraggia il governo ad approvare le “unioni civili”, ma si chiede di aprire un tavolo con le “famiglie arcobaleno” e le associazioni gay. “Siamo convinti che i diritti fondamentali riconosciuti a livello costituzionale e sovranazionale non possano essere privilegio di alcuni”, ovvero le famiglie “tradizionali”. Si esprime inoltre “profonda gioia” riguardo alla scelta dell’associazione di non scendere ufficialmente in piazza accanto al Family Day.
Gli Scout AGESCI sono una federazione di gruppi sostanzialmente autonomi nelle proprie decisioni locali, gestita a livello nazionale da un organismo collegiale. Questo spiega anche la diversità di impostazioni e spiritualità tra un gruppo e l’altro, con alcuni che si appoggiano ad ordini religiosi ed altri che fanno affidamento per la direzione spirituale sul clero di parrocchia, o accolgono tra i formatori e tra gli allievi solo gli appartenenti a specifici movimenti ecclesiali. A Milano la presenza Scout è storica (celebre lo scontro con Mussolini nel 1931), con una grande varietà di direzioni: così come la sezione di Monza ha un punto forte nella cappellania dei barnabiti, ci sono gruppi della metropoli a cui partecipano soprattutto esponenti di CL.
La federazione AGESCI, chiamata in causa, chiarisce che i firmatari rappresentano unicamente se stessi e continua a proporre sul suo sito, per esempio, una precisissima e vincolante catechesi, opera del domenicano fra Alessandro Salucci, costruita sugli insegnamenti di S. Giovanni Paolo II. Il fatto che l’appello “progressista” sia stato sottoscritto soprattutto nella fascia più giovane dei responsabili locali (16-21 anni) costituisce però un tremendo campanello di allarme dal punto di vista educativo.
Quella degli Scout è una presenza benemerita all’interno di molte comunità. Offrono a centinaia di ragazzi un percorso intenso di attività educative, che comporta diverse uscite lungo l’anno, e donano alle parrocchie cori, volontari per le processioni, operatori Caritas, educatori, membri del consiglio pastorale. La fiducia del popolo cristiano, che stima molto la competenza e l’abnegazione con cui scout ed ex-scout compiono i servizi più disparati nelle parrocchie, non può essere tradita dalla propaganda di insegnamenti non conformi alle attese dei genitori credenti, tanto più se si tratta di quanto di più esiziale sia stato concepito dal “pensiero dominante” di questi decenni.
Come ha affermato recentemente il card. Angelo Scola, l’impegno dei cattolici nella vita sociale secondo i carismi particolari “ha valore solo se radicalizza la ricerca di Dio e il desiderio struggente di vedere il Suo volto”. L’arcivescovo ha aggiunto l’invito: “siate uomini e donne che custodiscono l’incontro tra la ricerca di senso, di significato e di direzione che anima il cuore di ogni persona e il volto di Cristo. Siate testimoni della ricerca di Dio, non in fuga dal mondo e dalle sue inquietudini, ma come autentici profeti, in Gesù Cristo, dell’uomo nuovo”. Cosa piuttosto ardua se si perde il sale del Vangelo ed il lievito della dottrina così come limpidamente esposta nel Catechismo della Chiesa cattolica. Gli Scout, per bocca della propria dirigenza, hanno però confermato di voler seguire ancora quella che la Didaché (I sec. d.C.) chiamava “la via della Vita”.
Michele Brambilla