Un antello (ovvero un riquadro) della vetrata 2, raffigurante la Coronazione di spine, dove Cristo “con un breve, ma deciso passo avanza verso di noi e si ritaglia uno spazio nel quale a noi si consegna come icona di misericordia e perdono”, ed il Crocifisso di Ariberto da Intimiano (arcivescovo dal 1018 al 1045) accompagnano visivamente le prime 3 stazione della Via Crucis settimanale, celebrata dall’arcivescovo card. Angelo Scola in Duomo il martedì sera. Croce e cantari sono subito presi dai rappresentanti delle Zone IV (Rho) e VI (Melegnano), ma i cirenei sono anche di Alleanza Cattolica, delle ACLI e di Rinnovamento nello Spirito, tra i quali c’è modo di fraternizzare a margine della celebrazione. Mentre il corteo si avvia dietro al cerimoniere, un laico di Rho chiede per esempio ad una militante di Alleanza Cattolica a che decanato appartenga. All’anagrafe parrocchiale risulterebbe residente nel decanato di Cernusco sul Naviglio, Zona VII, di turno in Duomo giusto la settimana seguente. Tra i militanti di Alleanza Cattolica presenti c’è anche un membro del consiglio pastorale diocesano. L’arcivescovo insiste proprio sulla dimensione pubblica del mistero pasquale di Cristo e della testimonianza cristiana.
“Quanto ci domina la paura, soprattutto in questa stagione, verso gli altri! Gesù vince la paura nell’ora estrema perché è libero, perché nella croce vede il compito affidatogli dal Padre. Il compito affidato a noi è, invece, un’esistenza da vivere, immedesimandosi nelle sue piaghe, nelle ferite dove Cristo ha “traslocato” il nostro peccato”.
Oggi anche tanti uomini di Chiesa preferiscono non esporsi pubblicamente, quasi somatizzando lo schema mondano secondo il quale il Cristianesimo è “antiquato”. Tuttavia, siamo continuamente risvegliati dallo schiaffo della testimonianza dei martiri, che “sono la documentazione più luminosa di che cosa significhi avere lo stesso pensiero e gli stessi sentimenti di Cristo”. Non occorre arrivare a versare materialmente il sangue (il card. Scola si augura che a nessuno dei presenti tocchi mai una prova del genere) per fare propria la constatazione di padre Francois Varillon SJ, posta a commento della I stazione:
“Quel che è accaduto a Gesù accade nel corso della storia a coloro che portano in sé un riflesso dell’innocenza eterna: li si sopprime”.
Inevitabile pensare all’aborto, “caso principe” di quando si vuole eliminare l’innocente “con la menzogna, con il desiderio di affermare noi stessi”. Davanti al Crocifisso sale allora la preghiera:
“ti chiediamo Gesù, in questo primo passo della Via Crucis, di aumentare la nostra fede. Insegnaci a prendere su di noi il legno della sofferenza che ci tocca, a vedere e a condividere quella che tocca ai nostri fratelli. Rivestici dei tuoi sentimenti di tenerezza, di bontà, di mansuetudine e di pazienza, (…) così che, caduti, ci lasciamo ogni volta rialzare e possiamo ripartire, umili perché sempre più consapevoli di non poter contare sulle nostre forze, ma lieti, perché certi della letizia che nasce dal perdono”.
Michele Brambilla