Ha fatto molto rumore una recente indagine sociologica, confezionata dall’Università Cattolica di Milano, nella quale si sosteneva che la gran parte dei ragazzi che si professano cattolici non abbiano in realtà un credo dai confini precisi. Tanti commentatori tradizionalisti hanno dato la colpa ai catechismi “esperienziali” CEI degli anni ’80, dalle pagine vaghe e non memorizzabili alla vecchia maniera.
Allo stesso tempo circola una strana idea di prete, che sarebbe ancora “più prete” se “di strada”, intendendo con ciò un sacerdote totalmente assorbito in un’opera di carità, oppure dichiaratamente in contrasto con le gerarchie ecclesiastiche (immancabilmente “corrotte” e “ricche”) che lo hanno ordinato.
Entrambi gli atteggiamenti derivano da una mancata comprensione di cosa il laico cattolico ed il sacerdote debbano fare per fecondare realmente il mondo. Caso lampante di questa confusione la scelta del consiglio pastorale dell’Università Bicocca di far tenere una lectio magistralis ad Emma Bonino. Il card. Angelo Scola offre allora, in questi giorni, due paradigmi.
Il primo, attuato il 23 maggio, è quello di presentare in un contesto allargato, di facile accesso per il pubblico, la visione cattolica delle cose senza mimetismi, in dialogo con altre mondovisioni, ma senza cedere di una virgola. E’ il caso dei Dialoghi di vita buona, che proseguono toccando ogni aspetto “caldo” della vita cittadina con un atteggiamento di servizio nella chiarezza.
Il secondo è continuare ad abitare le strade della gente comune con i segni della pietà popolare. E’ lo stesso arcivescovo a presiedere, il 26 maggio, la processione del Corpus Domini nel quartiere Barona, a cui è invitata ufficialmente anche Alleanza Cattolica.
La festività del Corpus Domini significa
“Essere di fronte alla sorgente viva della vita. Infatti, Gesù, nel Sacramento dell’Eucaristia, diviene contemporaneo non solo all’uomo che ne è consapevole e lo desidera, ma anche a chi non lo sa e potrebbe essere sempre sorpreso da tale presenza. Quale gioia e gratitudine in questo camminare, simbolo della nostra vita, espressione del desiderio di abitare in pienezza questo quartiere della Barona, la nostra città metropolitana, la Chiesa, il Paese, l’Europa, il mondo intero. Abitarlo dentro le sue contraddizioni, i suoi conflitti” con dentro al cuore la speranza cristiana.
Esattamente il contrario di una fede intimistica. Il vicario generale dell’arcidiocesi, nella lettera di invito alla processione, spedita ai parroci ed ai responsabili delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, rimarca l’ottica con la quale il card. Scola chiama la cittadinanza a camminare dietro a Gesù eucaristia nell’ostensorio.
“La città nella sua complessità di spavento ed audacia, di solitudini e solidarietà, di ricchezza e povertà (…) forse invoca una parola rassicurante. (…) A volte sembra che anche questa nostra Chiesa sia stanca e confusa, scoraggiata e stremata. Eppure la sera del Corpus Domini il popolo di Dio (…) porta per le strade non la religione rassicurante di cui forse c’è nostalgia in città, ma il Segno dell’amore fino alla fine”.
Una frecciata a tutte quelle teologie (c’è chi si è inventato persino una “teologia gender”) che puntano a ricostruire una “religione civile” edulcorando qualsiasi critica infastidisca l’idea di progresso sposata dalle elites dominanti.
Michele Brambilla