Visitando una comunità pastorale, quella di Cassina de’ Pecchi, dotata di ben due scuole dell’infanzia parrocchiali, il card. Angelo Scola sottolinea l’importanza, se non l’obbligo morale, del mantenimento di questi spazi di cultura cristiana aperti a tutti, “a costo di qualsiasi sacrificio”. Considera infatti la libertà di educazione un valore non negoziabile, di questi tempi, sempre più decisivo, di fronte alla censura che grava su molte realtà non sottomesse alla mentalità dominante.
Insegnare agli ignoranti, specialmente in cose di Fede, è la seconda opera di misericordia spirituale stando al Catechismo della Chiesa cattolica. Si comprende allora perché l’arcivescovo accetti subito, la sera di lunedì 6 giugno, di fare personalmente da relatore all’interno di un ciclo di conferenze organizzato da una parrocchia, S. Anselmo da Baggio in via Quarti a Milano. Istruire i fedeli è anche uno dei compiti primari del vescovo, ed il card. Scola è ben lieto di compierlo nella cornice sobria ed informale di un momento di formazione parrocchiale, cosa che accresce il contatto diretto con il popolo.
Il tema, presentato sotto il titolo complessivo “Delitto e castigo?”, è nientemeno che il rapporto tra pena ultraterrena e misericordia divina. Il card. Scola spiega che noi abbiamo la consapevolezza di essere peccatori proprio perché ci è stato rivelato Dio “nel Suo Figlio Crocifisso e Risorto”, che schianta a terra le nostre immagini di Dio e ci rivela un Padre ricco di misericordia. La Confessione è propriamente “un sacramento per i cristiani, cioè per coloro che sono stati già afferrati dal Signore attraverso il battesimo e l’iniziazione cristiana. Il sacramento della Riconciliazione, infatti, non è il sacramento che viene offerto a coloro che conoscendo il Signore per la prima volta, si convertono e vogliono essere suoi per sempre”, ma l’accompagnamento ordinario che, assieme all’Eucaristia, Cristo ha voluto per il fedele nel corso della vita terrena, che continua ad essere piena di insidie spirituali.
A fronte, quindi, della debolezza umana (la tentazione rimane anche dopo il Battesimo), c’è l’altrettanto oggettiva decisione di Dio di renderci “la riconciliazione che il Padre ci ha offerto in Cristo con il dono dello Spirito”. Un dono libero che si accetta liberamente, ma, se accolto, in grado di trasformare. Un dono che ci è misteriosamente offerto tramite il ministero sacerdotale, ovvero dalle mani di uomini non meno bisognosi di misericordia del penitente, ma certi di essere veicolo di una Grazia che li trascende. Inevitabile pensare che, mentre l’arcivescovo parla, i 26 candidati al presbiterato stanno seguendo a Rho gli esercizi spirituali che li condurranno, sabato mattina, all’ordinazione per le mani del medesimo card. Scola.
La presenza tra gli ordinandi di don Asiri Kalpa Wijetunga, di origini cingalesi, scatena nei media il recupero di visioni ireniche sull’immigrazione. Tuttavia il rettore del Seminario, mons. Michele Di Tolve, mostra come anche attraverso questo gesto si intraveda il volto “di una Chiesa capace di grande accoglienza” anzitutto spirituale,“tanto da aiutare questi ragazzi a scoprire che la vita è bella con Gesù”. La Chiesa ha come prima preoccupazione la salvezza dell’uomo intero ed in quest’ottica non ha senso stabilire priorità arbitrarie tra le opere di misericordia. Si potrebbe anzi constatare che non c’è vera accoglienza materiale senza pregressa formazione dottrinale.
Michele Brambilla