Dopo Nizza ritorna anche in Italia l’incognita del terrorismo islamico. Non si sa né dove, né quando, ma molti sono certi che manchi ormai poco ad un attentato su suolo italiano.
Il card. Angelo Scola, in visita pastorale a Lorentino (Lecco) proprio mentre un’Europa spaventata dalla strage di Nizza guarda con apprensione anche al golpe in Turchia (molti sperando in una repentina fine dell’ambiguo regime di Erdogan), addita una soluzione a lungo raggio:
“La tragica realtà che la cronaca ci consegna, ci domanda di metterci in gioco, di diventare consapevoli che dobbiamo costruire una nuova civiltà”.
Le tragedie contemporanee sembrano alimentare nei cittadini un ripiegamento machiavellico sul “particulare”, abbandonando il resto al “naturale” sfacelo. Spingono maliziosamente a questo anche molte pseudo-profezie circolanti su internet, confezionate negli ambienti tradizionalisti antipapali, che puntano a screditare Papa Francesco, la sua azione ed il suo magistero agli occhi delle persone più devote, diffondendo al contempo un atteggiamento disfattistico.
L’arcivescovo di Milano invita, invece, i cattolici a diventare “attori responsabili” di una rinascita sociale, “così da rigenerare la nostra Chiesa e da costruire vita buona. I drammatici fatti di questi giorni non basta che impressionino i nostri sentimenti: devono muovere l’intelligenza e spingerci alla carità e alla condivisione. La Parola di Dio non ė stata incatenata: Dio è il Signore amoroso della storia e vuole il bene di tutta la famiglia umana. Questa convinzione deve spingere ognuno di noi ad assumere un impegno ecclesiale e sociale diretto”.
Troppi cattolici si limitano ad essere “clienti della chiesa”, ovvero fruitori inerti ed intimisti delle celebrazioni liturgiche, e “spettatori critici della vita sociale”, che subiscono i cambiamenti deteriori, magari permettendoli indirettamente tramite il voto partitico a formazioni nella sostanza contrarie alla dottrina sociale della Chiesa, salvo poi lamentarsene. “Non basta proclamare a parole i propri valori”, bisogna ridare “sostanza alle nostre democrazie”, ostaggio delle lobby e dissanguate dall’astensionismo dei buoni.
Il risveglio politico dei cattolici non metterà solo all’angolo il terrorismo islamico, ma costruirà un futuro migliore per tutti, ad maiorem Dei gloriam atque socialem, impedendo che la scena sia interamente occupata pure dai laicisti. Il card. Scola addita così anche il pericolo dell’ideologia gender, triste protagonista della settimana successiva a causa dell’esposizione, da parte del Consiglio di Stato, dei decreti attuativi della legge sulle “unioni civili”, decreti che hanno una ricaduta negativa sulla libertà di coscienza dei funzionari comunali (la registrazione dell’unione è considerata un diritto assoluto dei contraenti) e di chi segue, o propugna, le “teorie riparative”.
Tanti paragonano l’epoca attuale della Chiesa ai decenni immediatamente successivi al 1870. Come allora, si starebbero riconquistando lentamente spazi a partire dal basso, essendo impediti i “piani alti”. La differenza sta nel fatto che nessuno ha suggerito un nuovo non expedit: esso si è materializzato spontaneamente nella testa di molti credenti, un po’ per rassegnazione, un po’ per il lungo predominare, nei luoghi che contano per la formazione del cristiano, dei teorizzatori del compromesso a tutti i costi. L’arcivescovo ambrosiano non esorta, tuttavia, ad un semplice colpo di reni, ma ad una reazione globale che non dimentichi nessun aspetto dell’umano. In poche parole, ad una controrivoluzione.
Michele Brambilla