Alle 3.36 della notte tra il 23 ed il 24 agosto la terra trema esattamente al centro della Penisola, tra Amatrice (Lazio), Arquata del Tronto (Marche) e Norcia (Umbria). I morti sono quasi 300, in gran parte villeggianti. E’ un grave danno anche per l’economia regionale, basata soprattutto sul turismo.
Scatta subito la solidarietà di tutta l’Italia. L’arcivescovo di Milano, non appena informato dell’accaduto, esprime il suo rammarico per le vittime e le distruzioni.
“Partecipiamo al lutto e alla sofferenza che hanno colpito, con la disgrazia del terremoto, gli abitanti di diversi paesi del Lazio e delle Marche. E lo facciamo con la preghiera e la vicinanza di affetto a tutti gli uomini e le donne coinvolte in questa sciagura. Ci stringiamo in un abbraccio di comunione ai vescovi di Rieti monsignor Domenico Pompili e di Ascoli Piceno monsignor Giovanni d’Ercole”.
L’Ufficio liturgico diocesano ordina a tutte le parrocchie ambrosiane di aggiungere nella preghiera dei fedeli un’intenzione vergata appositamente: “consola o Padre chi è nel dolore per le conseguenze del terremoto nel Lazio e nelle Marche; accogli nel tuo Regno le vittime; rendici capaci di sincera preghiera e autentica carità”.
Il card. Angelo Scola avvia immediatamente anche la macchina dei soccorsi materiali.
“Per queste popolazioni ci impegniamo con le opere di misericordia, aderendo alla colletta proposta a tutta la chiesa italiana dalla Conferenza Episcopale e, da subito, attraverso Caritas ambrosiana e altre strutture diocesane, sia per l’invio sul luogo del sisma di operatori e volontari, sia per una specifica raccolta di fondi per il primo aiuto”.
Il sito diocesano offre tutti i link necessari ad entrambi gli scopi. A Milano la colletta nazionale del 18 settembre è anticipata alla domenica precedente (11/9), altrimenti coinciderebbe con la tradizionale giornata per il Seminario di Venegono.
Quando nel 1976 accadde il terremoto del Friuli Venezia Giulia nel giro di poche settimane decine di volontari, molti dei quali lombardi, partirono alla volta di Gemona offrendo ai soccorritori le loro mani. Un sacerdote, don Antonio Villa, amico di don Luigi Giussani, ottenne dal card. Giovanni Colombo addirittura l’escardinazione: si stabilì a Tarcento e lì edificò una scuola cattolica, che oggi è tra le migliori d’Italia. Ricorrono giusto 40 anni da quegli avvenimenti.
C’è un pizzico di Storia ambrosiana anche tra le pietre di Arquata del Tronto. Nella basilica di S. Francesco, seriamente danneggiata dal sisma, era conservata infatti una singolare copia della Sindone. La copia, messa a contatto con la Sindone di Torino, fu commissionata nel 1655 dall’allora vescovo di Narni (1634-56) mons. Giovanni Paolo Bucciarelli, il cui fratello Massimo fu a Milano segretario del card. Federico Borromeo, cugino di quel S. Carlo così profondamente devoto al Sacro Lino da vedersi donare un’altra riproduzione per l’oratorio privato.
L’urna contenente il lenzuolo di Arquata fu ritrovata durante i restauri del 1981 sotto un altare dedicato, non a caso, a S. Carlo Borromeo. Secondo la tradizione l’immagine di Arquata non sarebbe stata dipinta, ma si sarebbe riprodotta miracolosamente nel momento in cui il lenzuolo bianco fu steso sopra la Sindone vera. La copia voluta da S. Carlo (dipinta) si trova, invece, ad Inzago (MI) nella parrocchiale di S. Maria Assunta.
Michele Brambilla