Non poteva che essere lei, S. Teresa di Calcutta, canonizzata a settembre, la protagonista assoluta della Giornata missionaria 2016. Milano riflette sulla sua figura anche la domenica successiva (30 ottobre), poiché nello stesso Duomo il card. Angelo Scola presiede una Messa di ringraziamento per la canonizzazione della fondatrice delle Missionarie della Carità. La sera della veglia missionaria diocesana si alternano a parlare ai fedeli sacerdoti e laici che hanno preso sul serio l’invito a diventare missionari in prima persona, lasciandosi ispirare dall’esempio dei Santi. Il chirurgo plastico Aldo Lo Curto, amico di Madre Teresa, ammette davanti a tutta la navata del Duomo che “quando mi inviò ad assistere gli inguaribili, mi sentii sottovalutato come medico, ma è stata una grande lezione: ho imparato a dare speranza. La misericordia è stare con i più poveri tra i poveri gratuitamente senza la paura di contrarre malattie”. Anche il card. Scola stesso insiste sul fatto che la missione cambia le persone. “Questo stile che, tra noi cristiani, significa vedere nello sguardo degli altri la domanda di condivisone, nasce dal riconoscerci noi per primi bisognosi di misericordia, sopraffatti come siamo dal ritmo delle nostre società opulente che ci impongono di essere multitasking”, che per i cattolici significa, spesso, anche frammentazione culturale ed etica. Non si può certo dimenticare quanto Madre Teresa abbia remato contro pratiche come l’aborto. La missione, in Europa o in altro continente, non può oggi fare a meno di esporsi in difesa dei valori non negoziabili, poiché l’intreccio tra lo sfruttamento economico e la pressione di determinate lobby anti-vita è ormai evidente. Non è neppure casuale la citazione del motto episcopale del beato John Henry Newman (Cor ad cor loquitur): la Londra ottocentesca era un perfetto anticipo dell’Europa contemporanea, dove bisogna riconquistare il vissuto delle persone a partire dai rapporti interpersonali.
“Madre Teresa ci ha detto che il Cristianesimo si trasmette anzitutto per contagio”. Una via pulchritudinis richiamata durante la visita pastorale presso la parrocchia cittadina di S. Andrea, caratterizzata da pastori e vocazioni di peso come il card. Giacomo Biffi, che ne fu parroco (1969-75). “Nella vita cristiana vocazione e missione sono indivisibili. (…) Come è possibile che Gesù possa essere incontrato oggi e diventare, qui e ora, la roccia su cui poggiare la vita?”. La Chiesa testimonia non solo con la predicazione verbale, ma soprattutto costruendo quella che Plinio Correa de Oliveira chiamava “politica d’ambiente”. E’ anche la constatazione di Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi, laddove segnala come gli uomini del XX e XXI sec. ascoltino più volentieri i testimoni dei maestri.
La piccola, determinata suora albanese non rappresenta quindi una tenera icona terzomondista, bensì l’unione perfetta tra verità e carità che si richiede ad ogni cristiano. A riguardo, il card. Scola sottolinea come per la Chiesa la famiglia rimane la prima agenzia educativa, a cui non si può sostituire neppure il miglior catechismo. “La famiglia è fondamentale per l’oratorio perché è fondamentale la dimensione educativa della vita. Non si tratta di aggiungere cose a cose, ma di avere attenzione al senso del vivere dei nostri giovani, altrimenti l’esistenza diventa una fatica ed è facile sbandare”. L’obbiettivo è quindi ricostruire un senso globale del vivere, intriso di valori, ma questo può radicarlo solo una vita vissuta secondo Cristo.
Michele Brambilla
Michele Brambilla
Michele Brambilla, nato a Monza nel 1987, laureato in Storia presso l'Università Cattolica di Milano, alunno dell'Istituto di Scienze Religiose Paolo VI della stessa città. Amante della Liturgia e di storia...ovviamente ambrosiana.