Vengono vestiti come possono, ma tra i clochard invitati a pranzo dal card. Angelo Scola non manca nessuno alle ore 13.00 del giorno dell’Epifania. Un gesto di autentica carità in giorni molto rigidi, dei quali è simbolo la fontana del Castello Sforzesco ghiacciata.
L’arcivescovo accoglie tutti in una sobria e calda sala dell’Arcivescovado, allestita con una lunga tavolata, e si siede sul lato lungo, in mezzo ai barboni, vestito semplicemente con il clergyman. Sconvolge che 5 senzatetto su 8 siano italiani: è un altro segno dei tempi, come il collegio di Rho che offre camere a molti padri divorziati ed impoveriti. Sono le vittime della Rivoluzione antropologica inaugurata dal Sessantotto, coloro che stanno concretamente pagando il rifiuto della famiglia naturale e una conduzione nichilista dell’economia.
Il significato che il card. Scola dà al gesto è molto ampio.
“Prima di tutto voglio godermi questo momento, avendo una possibilità di stare con la mia gente e, certamente, in tale contesto chi è più nel bisogno è ancora maggiormente desiderato. Penso che possiamo trascorrere un poco di tempo insieme nella serenità per festeggiare la solennità di oggi che indica proprio l’apertura all’universalità. Universalità che, nonostante tutti i new media, non viene fuori nel profondo, perché quello che emerge, anche in questi giorni, è la divisione, la violenza, la guerra, il terrorismo”.
Tutte le genti rimangono, infatti, bisognose dell’autentica carità, in ultima analisi assetate di Cristo. L’Epifania è, non a caso, anche la giornata internazionale dell’infanzia missionaria.
“Non servono intellettualismi, questo è un tempo nel quale ognuno di noi, nel rispetto della sua sensibilità e convinzioni, deve sentire la responsabilità di giocarsi con tutta la famiglia umana”. Un principio che vale in ogni ambito della pastorale. Le sfide da affrontare sono globali e le scelte operate a Milano si possono riflettere altrove. Il mondo cattolico è spesso oscillante tra la carità senza pensiero ed il pensiero senza carità. Per non parlare dei casi in cui ci si è affannati dietro enormi piani pastorali pensati a tavolino, magari sull’onda di una visione ideologica della realtà. Questa è anche la ragione del pellegrinare dell’arcivescovo di decanato in decanato, volto ad approfondire un’indagine sul campo, con l’aiuto dei vicari episcopali e dei responsabili dei settori pastorali in loco, sul modo con cui si stanno affrontando le emergenze del nostro tempo.
Frattanto entrano nel vivo i preparativi per l’annunciata visita di Papa Francesco a Milano, il 25 marzo prossimo. I fedeli sono stati messi in stato di trepidante attesa già durante le Messe di Natale, ora comincia la raccolta dei volontari e la costituzione dei comitati parrocchiali. Ogni comunità deve essere dotata di un suo referente per preparare la partecipazione popolare. “Non è vero che Milano è una città fredda: abbiamo sempre accolto i Papi con grande gioia e ora Francesco lo aspettiamo a braccia aperte e con una grande energia”. I punti cardine della visita del Papa saranno i pilastri richiamati dal card. Scola nel pranzo dell’Epifania: la carità e l’azione pastorale concreta, individuabili nel momento previsto tra i palazzoni della periferia e nell’incontro con i cresimandi a S. Siro.
Michele Brambilla