Che sia nella versione materiale delle opere d’arte conservate nel Museo diocesano (presso il quale si fa memoria del fondatore, il card. Carlo Maria Martini, nel 90° anniversario della nascita), oppure in quella, altrettanto concreta, della carità vissuta, tra il 15 ed il 16 febbraio è protagonista la bellezza come testimonianza alla Bellezza ineguagliabile che è Cristo.
“Lungo la storia, la Chiesa ha reso testimonianza al senso dell’Incarnazione, cuore del Mistero cristiano, Dio che decide di abitare corporalmente tra noi, accettando così di entrare nel reale rendendosi accessibile a ogni donna e uomo. L’abbraccio di Cristo all’umanità di ogni tempo e luogo ricomprende ogni forma di arte autentica”.
Il card. Angelo Scola definisce pertanto il Museo diocesano un insieme di “cultura e salvezza”, perché il bello, trascendentale universale secondo la Scolastica, assieme al vero ed al buono può diventare proprio la via che conduce al Paradiso.
Per quanto riguarda più specificamente il buono, è significativo quanto l’arcivescovo dice al Campus Internazionale della Pace nel quartiere Gratosoglio. Esso raduna giovani di varie etnie e religioni (soprattutto italiani, francesi e bosniaci) per un momento di riflessione accompagnato da un atto di carità concreto. Il Gratosoglio, con l’oratorio e la parrocchia dedicati a Maria Madre della Chiesa, non è sconosciuto al card. Scola, che da giovane praticò proprio qui la “caritativa” a cui don Luigi Giussani educava i ragazzi di Gioventù Studentesca. Catechizzare, supportare nello studio e far giocare i bambini di allora non è molto diverso da quanto i giovani del campus stanno sperimentando.
“Per la mia esperienza trovo i giovani brillanti, tutta’altro che fannulloni o bambinoni”, contestando il famigerato clichet creato dal governo Monti. I giovani hanno più voglia di donarsi per un alto ideale di quanto la società permetta loro. La società, però, si costruisce ad immagine della cultura delle persone che la animano.
“Le Istituzioni sono espressione della società e, quindi, dipendono, in ultima istanza, da noi, perché si concepiscano a servizio della società civile, che in Italia è la più ricca di Europa”.
Davanti all’arcivescovo siedono diversi ragazzi islamici, come 5 scout musulmani provenienti da Solaro e i tanti bosniaci. Il card. Scola non può non invitare i seguaci di Maometto ad una sincera purificazione dei loro ambienti (“è sbagliato identificare il terrorismo con l’Islam così come è sbagliato (…) attribuire un atto di vandalismo a un intero quartiere”). Ci vuole che la sanior pars del mondo islamico “prenda l’iniziativa, circondando il male con il bene”.
Un invito subito esteso a tutti gli altri presenti. Torna pure l’invocazione di un “piano Marshall” come quello del 1948, che si faccia carico globalmente delle trasformazioni che il Vecchio Continente sta subendo senza riuscire a governarle come dovrebbe. “Ho speranza del futuro, voi giovani farete l’Europa nuova e l’aiuterete a superare la fatica che sta facendo, rendendola ancora un fattore di civiltà come è stata per tanti secoli”. I secoli in cui aveva ben chiaro in Chi credere e per cosa valga la pena vivere.
Michele Brambilla