Su Papa Francesco si sta verificando, come sul Concilio Vaticano II, una guerra di ermeneutiche, ancora una volta all’insegna della discontinuità (positiva o negativa) con il passato. Le polemiche dilaniano tristemente l’informazione cattolica, specialmente su internet, erodendo il numero dei pozzi ancora sani a cui il cattolico medio può attingere.
Il mondo ormai ribattezzato efficacemente “tradiprotestante” è poco rappresentato a Milano, grazie al fatto che i cultori del Rito ambrosiano antico sono in genere cresciuti a pane e Duomo, avendo uno storico e affettuoso rapporto con il Capitolo metropolitano e, quindi, con l’arcivescovo. E’ invece molto presente l’altro versante, quello appiattito sulle posizioni del vecchio progressismo.
Lo si fotografa nel modo un po’ insidioso con cui Famiglia cristiana cerca di trascinare l’arcivescovo nei marosi della politica partitica, in nome di una visione completamente irenica dell’immigrazione clandestina. Il card. Angelo Scola non gli dà, però, alcun appiglio: “In ogni società fenomeni che si impongono in termini tanto rapidi (…) generano paura. Scandalizzarsi della paura è sbagliato (…). Un’immigrazione massiccia e disordinata come quella che sta avvenendo, ha alla base anche un sistema di violenza e di ingiustizia: pensiamo alla piaga degli scafisti, della tratta delle donne e dei bambini, dei minori non accompagnati”.
Per l’arcivescovo è fondamentale che si vada incontro al Papa e non alle sue opposte caricature e si colga quello che è il messaggio fondamentale di Francesco: “Il Papa viene per confermarci nella fede e nell’amore. Anche Milano e le terre ambrosiane ne hanno bisogno più che mai, in questa fase di cambiamento epocale. Una volta archiviati Gesù Cristo e la Chiesa (si sente sempre più parlare di postcristianesimo) ci si consegna mani e piedi alla tecnoscienza, cioè a un mix di scienza e di tecnologia convinti di potere, a suon di algoritmi, individuare la figura dell’uomo del futuro”. La lotta, quindi, è ancora una volta contro la in-cultura contemporanea, in perfetta continuità con i Papi precedenti.
Il Papa arriverà a Linate alle 8.00 circa. Dall’aeroporto raggiungerà le Case Bianche, emblema della periferia “periferica” che si può incontrare anche a Milano. Di lì si porterà in Duomo, dove, come Benedetto XVI, pregherà assieme ai sacerdoti e ai religiosi. Dopo il pranzo assieme ai carcerati il momento più atteso: la grande Messa di popolo nel parco di Monza. Essendo il 25 marzo, l’ufficiatura sarà quella dell’Annunciazione.
Come S. Giovanni Paolo II, Francesco celebrerà in Rito ambrosiano: Benedetto XVI nel 2012 gustò il nostro rito nell’Ora media con i seminaristi in Duomo, ma non poté utilizzarlo a Bresso perché era la Messa del VII Incontro mondiale delle famiglie.
Francesco parlerà pure ai giovanissimi nella cornice dello stadio di S. Siro prima di rientrare a Roma in serata. L’inno dei cresimandi è stato affidato ai ragazzi del coro parrocchiale di Cassina de’ Pecchi, l’unico paese ambrosiano che il Papa conosce da vicino perché vi abitano suoi parenti, come confermato da lui stesso al giornale della Caritas Ambrosiana Scarp de’ tenis.
Michele Brambilla