Di Michele Brambilla
L’articolo nel quale il sito Vatican Insider pronostica l’attuale vicario generale, mons. Mario Delpini, come futuro arcivescovo di Milano ricorda a tutti che, entro la fine del mese, si conoscerà il nome del successore del card. Angelo Scola sulla cattedra di Ambrogio e Carlo. Del resto, era stato così anche nel 2011: il trasferimento del card. Scola da Venezia a Milano era stato ufficializzato il 28 giugno e tanti ricordano ancora dov’erano e cosa facevano quel mezzogiorno.
Questo sito non si è destreggiato, in questi mesi, nei pronostici. Altri lo hanno fatto, bruciando candidature su candidature. Ce ne siamo volutamente astenuti. Formuliamo solo l’auspicio che sia un vescovo di continuità, non appartenga a nessuna “cordata” ideologica e non sia così “di strada” da rientrare perfettamente proprio in una di esse, soprattutto non in una foriera di clericalismo amministrativo, minimalismo dottrinale, campanilismo strumentale in chiave antiromana e subalternità politica a qualsivoglia aggregazione di potere.
Il 25 settembre 2011 il card. Dionigi Tettamanzi passava, assieme al pastorale di S. Carlo, una diocesi ricca di mezzi e iniziative, impegnata in diversi cantieri di riforma, “reduce” da alcune annate di riflessione su punti cardine come la pastorale familiare, che aveva appena creato il Fondo famiglia-lavoro per offrire un aiuto concreto a coloro che erano stati colpiti dalla crisi economica del 2008. Purtroppo era anche una Milano con visioni ecclesiali e socio-politiche profondamente contrapposte, come le elezioni comunali del 2011, con lo strapotere mediatico delle correnti favorevoli a Giuliano Pisapia, si erano appena incaricate di dimostrare.
La Milano che abbiamo visto dal 2011 al 2017 è una arcidiocesi che ha saputo, nonostante i molti nostalgici del passato (non importa quanto recente), chiudere i conti con il Novecento ecclesiastico e affacciarsi con grinta verso il XXI secolo della nuova evangelizzazione. A questo puntavano le visite pastorali dell’arcivescovo in questi anni. Cose “stravaganti” fino a 10 anni fa, come coinvolgere i movimenti nella veglia Traditio Symboli o avere un vicario episcopale relatore in un ritiro di Alleanza Cattolica, sono diventate normali e nessuno se ne stupisce, perché il Vangelo si porta nel mondo tutti assieme.
Certamente non tutto è stato perfetto, ma fa parte delle regole del gioco dover operare condizionati storicamente dal proprio tempo. Sicuramente, in questo 2017, la Milano cattolica si sente molto più unita, proiettata in una direzione comune. Il successore del card. Scola eredita questa (spesso ritrovata) comunione e diventa responsabile del suo mantenimento nel futuro.
Per parte sua, il card. Scola attende la nomina del successore tornando per un giorno alle origini. La mattina del 24 giugno, infatti, scende a Roma, dove è stato rettore della Lateranense, per ordinare in S. Maria Maggiore due sacerdoti ciellini. L’università e Comunione e Liberazione, i due ambienti che lo hanno formato come uomo e pastore consegnandogli l’assioma della “pluriformità nell’unità”, che ora diventa un legato impegnativo.