Nel pomeriggio del 4 agosto un comunicato firmato sia dal card. Angelo Scola che da mons. Mario Delpini esorta a pregare intensamente per l’anima del card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano dal 2002 al 2011, da tempo malato, le cui condizioni di salute si sono in quelle ore improvvisamente aggravate. La notizia della morte, benché preparata e temuta, piomba il 5 agosto, attorno a mezzogiorno, come un fulmine sopra una Milano sonnolenta ed accaldata, che non dimentica, però, il suo arcivescovo emerito.
Se ne è andato in punta di piedi, con la medesima discrezione che ha caratterizzato in questi suoi ultimi anni, assistiti fino all’ultimo da segretari e medici nella pace di Villa S. Cuore a Triuggio. Non è difficile trovare analogie con la morte di colui che lo ordinò sacerdote nel 1957, quel card. Giovanni Battista Montini, divenuto Paolo VI, deceduto in una tranquilla sera di agosto, mentre i fedeli si stavano godendo le giuste ferie e lo stesso Papa era in vacanza nella residenza di Castel Gandolfo.
Dionigi Tettamanzi nacque a Renate, nel cuore della Brianza “bianca”, il 14 marzo 1934. Fin da piccolo si notano in lui devozione e predisposizione agli studi. Dopo l’ordinazione sacerdotale viene destinato all’insegnamento della teologia morale in seminario. E’ il momento fondamentale della sua produzione teologica, tutta incentrata sui temi della famiglia e della vita nascente. E’ uno dei teologi che si schierano senza esitazioni a difesa dell’Humanae vitaedi Paolo VI (1968), il che lo rende affidabile anche per S. Giovanni Paolo II, il quale nel 1989 lo nomina arcivescovo di Ancona e poi di Genova.
Tornerà nell’arcidiocesi di Milano sempre per merito di Giovanni Paolo II, allo scadere dell’episcopato del card. Carlo Maria Martini (1980-2002). Il card. Tettamanzi è stato l’arcivescovo di riforme sensibili e ancora in cantiere: comunità pastorali, pastorale giovanile, nuovo Lezionario ambrosiano. Passerà tuttavia alla Storia soprattutto come “arcivescovo della carità”: suo il Fondo famiglia lavoro, che ha aiutato e ancora sostiene molti milanesi a risollevarsi dopo la crisi del 2008. Fu il culmine di un percorso iniziato offrendo le navate del Duomo come riparo ad una manifestazione sindacale dispersa dalla pioggia. Una carità caratteriale che traspariva anche nel modo con cui si lasciava avvicinare dai fedeli al termine delle celebrazioni liturgiche. Nel discorso inaugurale disse: “I diritti dei deboli non sono diritti deboli”. Un assunto al quale è rimasto fedele pure quando le circostanze lo trascinavano nel tritacarne delle polemiche politiche.
Alleanza Cattolica lo ricorda citando le sue stesse parole nell’esortare allo studio della dottrina morale della Chiesa e a riproporla con modalità davvero apologetiche: “nella prima enciclica della storia interamente dedicata a questioni fondamentali dell’insegnamento morale della Chiesa, la Veritatis splendor, (…) Giovanni Paolo II proponeva il dialogo di Gesù con il giovane ricco (Mc 10,22) come “utile traccia” per riascoltare in modo vivo e incisivo il messaggio morale cristiano. (…) Non è sufficiente, tanto più oggi, imporre la legge morale facendo appello all’autorità della Chiesa: occorre mostrare come ciò che essa esige non sia irragionevole, ma sensato rispetto a ciò cui l’uomo aspira”. E’ quanto l’impegno culturale della nostra associazione cerca da sempre di realizzare.