L’Europa trepida davanti al conflitto che si sta innescando tra lo Stato spagnolo e gli indipendentisti catalani, di cui una parte è costituita da estremisti di sinistra “fan” della repubblica anticristiana del 1936. Nel mondo cattolico, mentre si teme una frammentazione istituzionale e politica dell’area euro, serpeggia in molti casi una nostalgia del welfare State nel senso di “Stato pesante”, così come costruito in due secoli di Rivoluzione, lontanissimo, in realtà, dalla dottrina sociale della Chiesa, che è condensabile nell’assunto “tanta libertà quanta è possibile, tanto Stato quanto è necessario”.
Alla sua prima prova come arcivescovo di fronte ad una drammatica crisi politica, mons. Mario Delpini non fa mancare una sua parola chiara e decisa, che si ricollega proprio ai suggerimenti della tradizione ecclesiale. Parlando alle ACLI in occasione della loro festa in piazza S. Stefano, mons. Delpini tesse uno spontaneo ed anticonformista elogio della leggerezza, sia nella Chiesa che nella società. “Penso che per fare la guerra ci vogliono i carri armati, aerei, cose che fanno rumore e danno, per fare pace ci vuole la semplicità, la capacità di incontrare le persone, di fermarsi, di condividere un panino, di andare piano. Vorrei fare l’elogio della leggerezza come via della pace e mi piacerebbe che tutte le nostre istituzioni, anche quelle che fanno riferimento alla Chiesa, si ingegnassero per diventare leggere”.
L’arcivescovo non nasconde, infatti, che pure in molte segreterie diocesane e parrocchiali si respiri un’atmosfera “napoleonica” per il numero di moduli e la gestione macchinosa della pastorale. “Talvolta siamo complicati, la nostra burocrazia è così piena di adempimenti e di procedure da creare una sorta di pesantezza che fa sentire più complicato fare il rendiconto che fare il bene che si deve rendicontare”. La critica tocca in filigrana pure le istituzioni statali, che, nel desiderio tutto rivoluzionario di poter diventare l’orizzonte ultimo e imprescindibile di ogni cittadino, soffocano il bene già possibile tramite veti e contro-veti.
La prospettiva, sia nella Chiesa che in Italia, va invece rovesciata: “occorre uno sforzo di fantasia e di creatività per imparare “ad andare in bicicletta”, per essere cioè leggeri, facendo poco rumore e, invece, molte soste con i compagni di cammino”. L’esempio lo dà lui stesso mantenendo nella sua agenda lo spazio per alcuni impegni presi con il popolo prima della nomina ad arcivescovo, come la celebrazione delle Cresime in molte parrocchie. Leggerezza significa farsi leggeri per aprirsi alle esigenze degli altri.
A partire dal 4 ottobre escono le anticipazioni della sua prima lettera pastorale, Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello (in libreria a partire da martedì 10 ottobre), che vuole essere una somma di semplici suggerimenti sulla linea di quanto stabilito dai suoi predecessori. Il primo è che “alla contemplazione dell’opera di Dio deve ispirarsi il nostro cammino di Chiesa nel tempo”. L’uomo diventa più leggero quando lascia la porta spalancata al vento dello Spirito, abbandonando il peso del peccato. Il secondo è che troppa contemplazione non deve impedire di mettere coraggiosamente in campo i talenti tipici dei cattolici nell’agone pubblico. Ed in proposito, mons. Delpini menziona esplicitamente il referendum sull’autonomia che si celebrerà il 22 ottobre, promosso dai governatori di Lombardia e Veneto per attuare una redistribuzione delle risorse finanziarie, e ne dà una valutazione molto pacata.