Pochissimi giorni dopo il convegno sul lavoro un’azienda milanese riguardo la quale, come ricorda il responsabile dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale don Walter Magnoni, non sussistevano in precedenza ombre per quanto riguarda la sicurezza degli operai, è colpita da ben 4 “morti bianche”. Il primo ad accorrere sul posto è il parroco del quartiere di Greco, don Giuliano Savina. Viene poi emesso dalla Curia un comunicato dello stesso don Magnoni: “a nome dell’Arcidiocesi e del nostro arcivescovo Mario Delpini siamo vicini alle famiglie e alle comunità degli operai morti e di quelli feriti e intossicati e assicuriamo loro le preghiere e il ricordo”.
Parlando della tragedia a Radio Marconi, mons. Delpini preferisce toni differenti rispetto ai cortei sinistrorsi che, fin dalle prime ore della tragedia, rispolverano la bandiera rossa e gridano al “capitalismo assassino”. L’arcivescovo riconosce: “c’è un’evoluzione di questo mondo che non riusciamo ancora a cogliere in tutta la sua complessità. Certo non si può essere tanto ingenui da pensare che il cambiamento sia solo in positivo”. Una volta demolita l’idea, sia illuminista che marxista, di un progresso illimitato, governato da leggi inarrestabili, richiama il principio cardine della dottrina sociale cattolica, “le condizioni di lavoro devono essere funzionali alla centralità della persona”.
E’ lo sguardo tipicamente cattolico che permette di cogliere in uno scenario plumbeo anche un pizzico di bene, per esempio nella solidarietà subito creatasi tra gli operai superstiti. Vi si intravede il medesimo principio personalista che fa ben sperare sia per la generazione attuale, capace di “forme di solidarietà e di attenzione che commuovono”, sia per quelle future.
Con questo spirito l’arcidiocesi ambrosiana celebra negli oratori la Settimana (in realtà 10 giorni, dal 21 al 31 gennaio) dell’educazione, che fa tesoro di una felice espressione coniata dall’arcivescovo in Avvento. Di fronte ai ragazzi e agli insegnanti delle scuole milanesi mons. Delpini pronunciò un “benvenuto futuro!” che è divenuto lo slogan portante della Settimana 2018. “«Benvenuto, futuro!» è un grido di speranza che esprime quanto valga ancora la pena educare e spendersi per le giovani generazioni. Per questo ogni educatore è chiamato a fermarsi e a prendere tempo per ritrovare la forza della testimonianza”, interpreta il sito diocesano www.chiesadimilano.it. “Solo così potrà accogliere le nuove sfide che lo aspettano, con l’obiettivo di aiutare i più giovani a crescere e a costruire il loro futuro, basandolo su scelte fatte alla presenza di Dio e alla luce del Vangelo”, criteri tipici del discernimento ignaziano. La fiducia nelle nuove generazioni è totale.
Il medesimo ottimismo contrassegna le pagine colorate del sussidio Dimora qui dedicato al cammino dei cresimandi. L’ottimismo cattolico nasce dalla presenza nella Chiesa, tramite i Sacramenti, la Scrittura e la potestà dei pastori, del Signore risorto, che offre all’uomo d’oggi l’unica speranza che non delude, ma che bisogna far riscoprire ai nostri contemporanei mostrando anche un volto unito di comunità, “il grande corpo della Chiesa nelle sue molteplici manifestazioni”. Ecco quindi la necessità, nel sussidio, di richiamare la categoria “scoliana” della comunità educante e di ricordare che non c’è Chiesa senza Papa e vescovo.