La settimana dal 9 al 15 aprile si apre con la diramazione delle linee guida dei vescovi della regione ecclesiastica lombarda riguardanti l’applicazione dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia (2016) all’interno di un “percorso intrapreso da tempo”.
La lettera dei vescovi premette infatti che “l’attenzione al matrimonio e alla famiglia ci è sempre stata cara. Nel 2001 i Vescovi lombardi rivolsero una lettera alle famiglie, dal titolo: Seguire Gesù sulle strade dell’amore e della vita, per offrire una “parola che porta gioia”, proprio come la parola di Gesù: “questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,11)” (n.42). Ci colpisce la profonda sintonia con AL, che inizia così: “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa”(1,1)”.
Il documento papale è accolto integralmente perché intende, ribadiscono i vescovi, “promuovere la vocazione al matrimonio ed alla famiglia” in tutti i suoi aspetti e le sue dinamiche. “L’incertezza e il timore per il futuro, con l’aumento della precarietà a livello sociale e lavorativo, possono bloccare una progettualità d’amore stabile e generativa. Più forte oggi può essere la tentazione di accontentarsi di esperienze limitate o, peggio ancora, di lasciarsi abbindolare da attrattive semplicemente edonistiche. Eppure ci sorprende come, pure in queste condizioni esistenziali, il cuore di tanti sia anche oggi riscaldato dal desiderio di un amore vero, dalla gioia di un amore che dia senso e pienezza alla vita”.
Proprio per questo il ruolo dei sacerdoti si configura come particolarmente delicato, poiché devono prendersi carico di un intero cammino esistenziale. “Affinare l’arte del discernimento, confidando nella grazia e nella Chiesa, significa non ridurre mai la questione ad un Sì o un No immediati, e tanto meno generali, per offrire piuttosto concrete opportunità di crescita nella fede, di verifica attenta della vicenda esistenziale, di cammino verso l’esperienza piena della vita in Cristo”.
Questo non è considerato in contraddizione con il Magistero precedente. “(…) da un lato corrisponde alla migliore tradizione di carità pastorale dei ministri della Chiesa, dall’altro sviluppa ulteriormente le felici intuizioni di Familiaris Consortioe pone un compito di aggiornamento e dialogo per saper rispondere in modo adeguato alle nuove sfide che si presentano”, senza rinnegare nulla della sostanza vincolante del Sacramento: “(…) l’invito ad una pastorale del discernere non indebolisce affatto il vivo legame della Chiesa con lo splendore della verità, che resta riferimento oggettivo per un retto giudizio di coscienza”.
Come bussola per il discernimento è preso AL n. 298, che “raccomanda di vagliare attentamente le diverse situazioni, il loro sviluppo nel tempo, le responsabilità verso tutte le persone coinvolte, e quei tanti possibili aspetti, che richiedono approfondimento, alla luce dell’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia. Incoraggiati “ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari” (AL 300), i presbiteri devono aiutare a compiere un serio esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento, riguardo i propri comportamenti e le loro conseguenze sugli altri”. Per facilitare questo compito viene esteso alle altre diocesi il modello dell’ufficio per le coppie in crisi impiantato nell’arcidiocesi ambrosiana dal card. Angelo Scola già all’indomani dell’esortazione post-sinodale.