L’8 settembre, festa della Natività di Maria, inizia il nuovo anno pastorale. Mons. Mario Delpini presiede il pontificale in Duomo, all’interno del quale compiono la vestizione della talare ambrosiana 18 seminaristi che passano dal secondo al terzo anno degli studi teologici.
La cattedrale è gremita di una porzione considerevole del popolo e del presbiterio. Mons. Delpini decide quindi di esprimere il suo pensiero sugli attacchi scagliati recentemente contro Papa Francesco. “La Chiesa di Milano vuole bene al Papa e non possiamo prescindere dal riferimento in lui”. Una volontà impressa persino nelle pagine del Messale Ambrosiano, che riporta il celebre motto di S. Ambrogio “Ubi Petrus, ibi Ecclesia Mediolanensis”, tanto più se il Pontefice in questione ha già dimostrato più volte la sua predilezione nei confronti della metropoli lombarda.
“Gli vogliamo bene perché lui ci vuole bene, come ci ha dimostrato venendo a Milano poco più di un anno fa e invitandomi a partecipare come padre sinodale al Sinodo dei giovani. Segno che vuole ascoltare la Chiesa ambrosiana per la sua cura e discernimento rivolti ai giovani”. Tutte parole che l’arcivescovo pronuncia a braccio, e sempre a braccio emette uno dei suoi ormai proverbiali “decreti di fine celebrazione”: “questo affetto si esprime ascoltando la sua voce e leggendo i suoi testi”. Francesco viene attaccato a causa dei contenuti del suo magistero, pertanto la migliore reazione a chi punta a dividere la Chiesa è una solidarietà che si traduce nello studio approfondito del Magistero ecclesiastico stesso.
Gli uomini di Chiesa, anche coloro che si preparano al ministero, possono talvolta essere deboli e incostanti nella virtù e nello zelo apostolico. “Talora avvertono d’essere circondati da una ammirazione sproporzionata che li immagina come uomini eccezionali, come eroi inarrivabili e hanno forse l’impressione di essere dei temerari e degli ingenui. Talora forse avvertono anche di essere circondati da un specie di incomprensione, se non proprio di disprezzo, come se fossero incamminati su una strada improbabile, una sorta di rimedio fantastico all’insostenibilità della vita ordinaria”.
Tuttavia il Signore continua a dire alla Sua Sposa “non tiratevi indietro, piuttosto attingete alla forza, al fuoco, alla sorgente d’acqua inesauribile che è lo Spirito di Dio che abita in voi. Non tiratevi indietro: piuttosto pregate e celebrate in modo che la forza di Dio abiti in voi. Non tiratevi indietro: piuttosto aiutatevi a vicenda con umiltà, pazienza e carità!”. Il mondo contemporaneo ha un vitale bisogno di una Chiesa unita, entusiasta e solidale con i dolori dell’uomo. “Invochiamo sul nostro cammino la protezione della B.V. Maria: vorremmo imparare a pregare, con la fede e la sapienza con cui pregava la giovane donna di Nazareth in cui lo Spirito Santo ha reso possibile l’impensabile fecondità; vorremmo imparare a essere in cammino come lei, cantando i canti di Sion, mentre ci riconosciamo pellegrini verso il compimento delle promesse di Dio; vorremmo imparare a essere come lei solleciti e attenti verso coloro che vivono con noi, vicino a noi. Maria con la sua docilità ci aiuti ad ascoltare ancora l’angelo di Dio che incoraggia: non temete, non tiratevi indietro!”.