di Michele Brambilla
La sessione della Conferenza Episcopale Lombarda del 19-20 settembre si è voluta concentrare sull’apostolato laicale. “Invitata speciale” la responsabile regionale dell’Azione Cattolica, che a fronte delle difficoltà del laicato di parrocchia invita al rilancio di quella particolare forma di aggregazione laicale che è appunto l’AC, in stretta connessione con la gerarchia diocesana.
Dal dibattito del Sinodo minore “Chiesa dalle genti” emerge nel frattempo che i giovani cattolici provenienti da altre nazioni si stanno rivelando tra gli apporti più tenaci e originali nei gruppi giovanili parrocchiali. Ne sono testimonianza gli stessi 16 diaconi transeunti che vengono ordinati in Duomo la mattina del 29 settembre: profondamente segnati dalle esperienze missionarie all’estero, accolgono nel loro numero Paulin Biro, della Repubblica Centrafricana.
Tutti questi stimoli spingono mons. Mario Delpini a convocare in Arcivescovado una riunione dei responsabili di pastorale giovanile e oratoriana non solo di Milano, ma anche delle diocesi suffraganee. L’incontro si svolge nella cappella privata dell’arcivescovo il 28 settembre, alla vigilia delle sunnominate ordinazioni.
Don Emanuele Poletti, della diocesi di Bergamo, afferma di aver letto molto attentamente i risultati della consultazione del popolo di Dio in vista del Sinodo ordinario di ottobre in Vaticano e constata di trovarsi di fronte ad “un vero mutamento antropologico”, innescato da diversi fattori socio-culturali ai quali la pastorale diocesana fatica spesso a dare il nome, come dice il cremonese don Paolo Arienti: “se è vero che cambiano la cultura e la società, abbiamo bisogno di abbozzare qualche sperimentazione non arbitraria o folle. (…) Speriamo che il Sinodo riesca a entrare nel non detto dell’irrilevanza della fede nel mondo giovanile, andando al di là degli slogan. A volte scriviamo documenti bellissimi, ma già morti perché non pongono al centro l’evangelizzazione. Siamo poveri di categorie interpretative”.
Don Massimo Pirovano parla a nome di Milano e ricalca l’ottimismo del suo arcivescovo: “si deve reagire a uno scoraggiamento che, forse, è fisiologico. Bisogna chiamare alla speranza, andando oltre lo schema del “noi- loro” e promuovendo l’“insieme-verso””. La valorizzazione dei giovani laici cattolici passa anche dal chiamarli a collaborare attivamente alle iniziative pastorali, come ormai da alcuni anni accade a Milano per le veglie della Redditio e della Traditio Symboli, nella cui organizzazione sono stati cooptati stabilmente anche i rappresentanti dei movimenti e delle associazioni cattoliche.
Prende quindi la parola mons. Delpini, che anticipa all’interno di quel consesso ristretto quanto spera di dire a Roma durante il Sinodo: “Dio c’è e si prende cura di questa generazione giovanile, attirando tutti a sé. Parto da una fiducia radicale” in un Dio che “ha mandato suo Figlio come attrattiva universale”. Superando l’ansia da risultato, i cattolici devono ricordarsi che “l’oratorio è aperto a tutti, anche ai ragazzi che, magari, vengono da luoghi lontani”, sia in senso fisico che in senso spirituale, i quali al suo interno possono sempre incontrare Cristo nella comunità cristiana accogliente, nella meditazione della Scrittura e nei Sacramenti. “Non siamo operatori pastorali di un progetto per ottenere dei risultati, ma siamo qui perché attratti” da Qualcuno che è più grande, più forte e sicuramente più convincente delle nostre persone.