Di Michele Brambilla
Il 18 novembre inizia l’Avvento ambrosiano. Mons. Mario Delpini fa coincidere l’inizio del nuovo anno liturgico con l’avvio delle visite pastorali nei decanati del territorio. La mattina della I domenica si reca quindi a Trezzo sull’Adda (peraltro di Rito romano), pronto ad incontrare le varie realtà del territorio per tutta la settimana successiva.
Come scritto nell’atto di indizione della visita pastorale generale, “tra i compiti richiesti al vescovo come espressione della sua particolare relazione con il popolo di Dio” c’è quello di percorrere le parrocchie della sua diocesi e rendere così tangibile la paternità episcopale. “Pur nella consapevolezza della particolare vastità dell’arcidiocesi di Milano intendo assolvere a questo dovere facendomi personalmente prossimo alle comunità locali ambrosiane e affidando ad alcuni collaboratori l’attenzione a determinati aspetti della vita pastorale e amministrativa”, come accade fin dai tempi di S. Carlo Borromeo.
“Durante la celebrazione una particolare attenzione sarà rivolta alle famiglie dei ragazzi che stanno compiendo il cammino dell’iniziazione cristiana, al tema vocazionale, al ruolo dei nonni nelle famiglie e nelle comunità”. Inoltre “chiedo ad ogni consiglio di comunità pastorale o consiglio pastorale parrocchiale (invitando all’incontro anche i corrispettivi consigli per gli affari economici) di rendersi disponibile ad un incontro con l’arcivescovo, allo scopo di verificare in modo sinodale l’attuazione (…) delle indicazioni conclusive della visita del card. Angelo Scola”. Anche il riferimento al ruolo prezioso dei nonni è un riferimento al magistero del predecessore, poiché è stato proprio il card. Scola a sollevare la problematica della “generazione di mezzo” (adulti trenta-quarantenni), i veri eredi spaesati del Sessantotto, che non riescono a trasmettere la fede ai loro figli perché eredi di una radicale rottura con la tradizione.
Della formazione dei giovani mons. Delpini vuole quindi controllare la “familiarità di ogni battezzato con la Sacra Scrittura”, ovvero il permanere degli insegnamenti del card. Carlo Maria Martini (1980-2002) a riguardo, e l’apertura alla pastorale vocazionale promossa direttamente dal Seminario Arcivescovile. Vi sono infatti numerosissimi decanati che non possono vantare neppure un chierico attualmente in formazione. Dal punto di vista dell’edilizia religiosa, mons. Delpini punta più ad una conservazione dell’esistente (“migliore conservazione dei beni ecclesiastici”) che all’edificazione ex-novo, sondando la costituzione di comitati o commissioni ad hoc.
Ai tempi di S. Carlo si doveva chiedere alla Santa Sede l’autorizzazione ad entrare nelle case dei religiosi, che godevano spesso dell’esenzione dall’autorità vescovile. Oggidì il can. 806 del Codex Iuris Canonici (CJC) viene evocato per permettere la visita pastorale delle scuole cattoliche, spesso rette da congregazioni o movimenti sovranazionali. E come nel XVI secolo l’atto di obbedienza richiesto non è solo formale: “(…) intendo visitare le scuole cattoliche presenti in diocesi, promuovendone la migliore e più proficua collaborazione in vista di una pastorale scolastica più efficace, tenendo conto anche della presenza e del ruolo delle scuole di ispirazione cristiana” nel territorio circostante. Milano può vantare un buon numero di collegi arcivescovili che sono un’eccellenza nel panorama scolastico lombardo, ma non sono equamente distribuiti su tutto il territorio diocesano e rimangono spesso un “mondo a parte” rispetto alla pastorale ordinaria.