di Michele Brambilla
La giornata di lunedì 19 novembre ruota attorno alla basilica di S. Ambrogio. In mattinata mons. Mario Delpini inaugura proprio lì l’anno accademico dell’Università Cattolica, in qualità di presidente dell’Ente Giuseppe Toniolo che amministra l’ateneo. Vi ritorna poi la sera per presiedere una veglia ecumenica, organizzata dall’Ufficio ecumenismo e dialogo interreligioso della CEI, a convegno proprio a Milano.
Il rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli, ha invitato a tenere la lectio magistralis il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. La discussione che si intavola tra i relatori non può quindi che riguardare la condizione attuale e i destini della UE. L’arcivescovo ambrosiano esprime subito la sua forte preoccupazione: “in quanto Vescovo mi interrogo, non soltanto sul funzionamento dell’Europa o sulle vicende presenti, ma sull’animo dell’Europa stessa che mi pare abbia un’anima ferita” da una profonda crisi d’identità, che ha le sue radici nel pervicace rifiuto delle radici cristiane del continente. Pertanto mons. Delpini si appella all’intera compagine dell’Università Cattolica, affidando ad essa un compito preciso. “Mi sembra doveroso dire a tutti coloro che hanno a cuore questo Ateneo: curatevi dell’anima dell’Europa, datevi da fare soprattutto voi giovani che siete il futuro e avete visioni più internazionali”. Un organismo senz’anima “(…) rischia di essere travolto alla prima crisi”.
L’uomo, quindi, con il suo apporto valoriale non è un fattore indifferente nella conduzione del mondo. Viviamo tuttavia in tempi nei quali l’opera dell’uomo è costantemente vilipesa da un certo ambientalismo che adora la natura, ma disprezza quello che la Genesi considera il suo vertice. “Il nostro ideale sarebbe il ritorno nel mondo intatto, quasi a rammaricarci che sia comparsa l’umanità? Infatti, serpeggia nei malumori del nostro tempo una specie di fastidio per gli uomini e le donne come fossero una minaccia per il giardino in cui la natura era perfetta. L’insistenza sui danni commessi dall’avidità, dalla stupidità, dalla meschinità degli uomini contribuisce a diffondere una specie di anti-umanesimo che fa ritenere più affidabili gli animali e più meritevoli di considerazione le bestie e le piante”, come denuncia l’arcivescovo durante la veglia ecumenica tenuta, come si è detto, nella basilica di colui che nell’Exaemeron (L’opera dei sei giorni) ha cantato l’armonia del creato, culminante proprio nell’uomo redento da Cristo.
Sempre durante la veglia mons. Delpini formula un invito a “convertirsi a quel dialogo con il Signore che aiuta a leggere la storia e la situazione in cui ci troviamo con lucidità, con sincerità, con disponibilità. Quando le persone si dedicano al culto degli idoli, quando sacrificano se stessi per adorare il denaro, per farsi amici del potere, per ingigantire l’amor proprio e per difendersi dalla paura, per l’ossessione della conquista, allora le vigne e i frutteti sono pasto per gli animali selvatici”. La vera ecologia si fa a partire da un sistema di valori coerente, proveniente dal Cristianesimo, che riporta l’uomo nella sua giusta collocazione, che è quella di custode non passivo della creazione, in quanto “amico di Dio”, amato da Lui fino ad incarnarsi. Una natura lasciata a se stessa non realizza pienamente la sua vocazione, che è di dare anch’essa lode al Creatore.
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