di Michele Brambilla
Come tradizione, l’arcivescovo di Milano durante la novena di Natale si reca a celebrare la Messa negli ospedali e nelle case di riposo. Nel corso della celebrazione presso la clinica Mangiagalli, dove moltissime milanesi partoriscono i loro figli ma molte altre li abortiscono, mons. Mario Delpini si scaglia duramente contro il silenzio sotto il quale la società contemporanea nasconde due dolori che la turbano particolarmente, quello delle donne che hanno abortito e quello delle sterili. Pianti, che, denuncia, “(…) devono essere consumati di nascosto nella città resa, anche nella sua bellezza, ingrigita, resa opaca, sgradevole dal lamento della vita ordinaria. Proibiti dal politicamente corretto perché bisogna tutti adeguarsi ai luoghi comuni e alle idee correnti”, che mettono a fuoco unicamente il desiderio degli adulti e negano qualsiasi titolarità di diritti al nascituro.
Il “politically correct” e i suoi alfieri non sopportano il vero dolore delle donne perché smaschera la menzogna con la quale le ingannano. Mons. Delpini sfodera tutta la sua ironia nel descrivere la crudeltà del pensiero contemporaneo. “Come si fa a lamentarsi di aver esercitato un “diritto”? E’ proibito dire quale dramma e senso di colpa, che può accompagnare la vita intera, può essere abituale per chi ha fatto questa scelta”, consentita da una legge profondamente individualista. “Ma in questo luogo così significativo per tale problematica ci viene detto che Dio ascolta il grido e il lamento anche se gli uomini sono portati a una sorta di censura di alcune sofferenze per sostenere un’ideologia”.
Chi intende trasformare i consultori in meri sportelli, eliminando ogni presenza pro-life, è campione nel nascondere la testa sotto la sabbia. Non così la Chiesa, l’unica che soccorre e ascolta le donne proprio perché non ha mai negato il diritto alla vita dell’innocente. “Noi”, afferma l’arcivescovo coinvolgendo tutti i presenti alla celebrazione presso la Mangiagalli, “vogliamo essere vicini a coloro che soffrono, che piangono e si lamentano, non per abitudine al malumore” altrui, ma sulla scorta di quanto compiuto da Cristo stesso, che si è fatto embrione, bambino, uomo, condividendo fino in fondo la sorte umana e risollevandola, poi, fino al cielo con la Risurrezione e l’Ascensione. “Raccogliamo tutto questo pianto e chiediamo che Dio, come sempre fa, ascolti e, quindi, condivida, consoli e ricolmi della Sua gioia”, oltre ad infondere in ogni credente il coraggio di guidare la nostra società ad un ripensamento della sua ottica sulla vita umana.
Ci sono poi le donne “(…) che desiderano un bambino e non riescono ad averlo” per ragioni sia di sterilità fisica che di impedimenti economici. Per superare questi ultimi compie 10 anni il Fondo Famiglia Lavoro, voluto dal defunto card. Dionigi Tettamanzi nella notte di Natale del 2008. Mons. Delpini si complimenta con coloro che in questi anni hanno contribuito alla crescita del fondo, la cui gestione passa definitivamente nelle mani di Caritas Ambrosiana. Durante la Messa presso la Mangiagalli l’arcivescovo invita a non aver paura di procreare, “(…) perché sembra che generare figli sia diventata una specie di imprudenza, di spesa per la società, un vincolo alla libertà”. Molto spesso la crisi economica è solo un paravento per giustificare scelte demografiche che vengono prese sulla base di presupposti filosofici edonisti e nichilisti. La ripresa economica è strettamente legata alla ripresa demografica.