In un mondo occidentale che soffoca i suoi aneliti più profondi, nell’anniversario delle apparizioni della Madonna di Fatima l’arcivescovo di Milano ricorda che esiste un’unica soluzione alla fame di senso e speranza: Gesù, Pane di vita eterna, che la Madre risolutamente indica.
di Michele Brambilla
L’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, è molto devoto alla Madonna di Fatima e il 13 maggio non vuole assolutamente mancare alla processione organizzata dalla parrocchia cittadina di S. Giuseppe della Pace, cuore dell’apostolato italiano legato al santuario portoghese. Così è proprio lui a presiederla, la sera del 102° anniversario delle apparizioni.
La sua omelia inizia tratteggiando il profilo dell’occidentale che si presume sazio, quando invece ha l’anima vuota. «Ho abbastanza per soddisfare la mia fame. Non ho bisogno di niente. Non devo dipendere da nessuno. La mia intraprendenza ed efficienza, la situazione in cui mi trovo e la condizione che mi sono costruita», dice quest’anima, «mi consentono di essere fiero e contento di me. Io non ho bisogno di niente, non devo chiedere niente a nessuno». Da 300 anni a questa parte l’uomo occidentale testardamente razionalista presume della propria completa autosufficienza, specialmente dopo il Sessantotto che lo illude di essere legge a se stesso. E così «abita in città gente che sente la proposta di Gesù del “pane di vita” quasi come una invadenza, come la promessa di una soluzione a un problema che non ha, come se fosse in un certo modo umiliante l’offerta di quello che uno non può procurarsi da sé» con il proprio denaro.
Non si comprende più la gratuità del dono, tuttavia alla “manna”, chiosa mons. Delpini, ci si crede ancora. «Se ci fosse sempre la manna, cioè quello di cui ho bisogno per sentirmi bene! Se ci fosse un lavoro, migliore di quello che ho! Se ci fosse almeno un lavoro! Io avrei voglia di divertirmi: se ci fosse la possibilità di divertirsi! A me piacerebbe cambiare il guardaroba! Oh, se potessi cambiare la macchina! avere una casa nuova e migliore! passare un mese in crociera!». Come l’antico Israele, ci si ferma alla manna e ci si dimentica della Mano che la porge.
Invece il segreto della felicità sta proprio lì, nel Figlio amato che Maria indica continuamente e con risolutezza a tutti gli uomini, come a Cana. «Maria, come a Cana, così in città ama e si cura di tutti e constata che il vino non basta per la festa. Come nell’evento di Fatima, così anche oggi ci aiuta e prendere coscienza del disastro al quale conduce la presunzione: coloro che non riconoscono il bisogno di Dio, che dichiarano di poter fare a meno del pane di vita, diventano artefici di morte», come fece il sistema comunista. La Madonna «ci incoraggia così ad ascoltare quell’attrattiva per Gesù che il Padre suscita in noi. Ascoltate il vostro cuore, dove abita l’istruzione di Dio, il desiderio che lo Spirito suscita in noi. Coloro che si lasciano condurre dallo Spirito si accostano a Gesù, il pane per la vita e diventano partecipi della vita di Dio, la vita eterna. Siamo fatti per vivere, per vivere in comunione con Dio, nella pienezza della gioia».
Lunedì, 20 maggio 2019