Le Ausiliarie diocesane compiono 40 anni dall’approvazione della regola da parte del card. Giovanni Colombo. E’ l’occasione per mons. Mario Delpini di ringraziare il particolare carisma delle donne consacrate che decidono di servire l’arcidiocesi a tempo pieno.
di Michele Brambilla
Correva l’anno 1979 quando il card. Giovanni Colombo (1963-79) accoglieva le costituzioni delle Ausiliarie diocesane, una famiglia religiosa che il suo predecessore, S. Giovanni Battista Montini (Paolo VI), intendeva affiancare all’antica presenza degli Oblati dei SS. Ambrogio e Carlo, sacerdoti che esprimono un voto di particolare obbedienza all’arcivescovo di Milano. L’anniversario è solennemente festeggiato il 24 maggio, memoria di S. Maria Ausiliatrice, nella basilica di S. Ambrogio.
Prendendo a prestito proprio un’espressione di Montini, mons. Mario Delpini definisce nell’omelia della Messa le Ausiliarie «donne della Resurrezione» perché «siete persone che si devono riconoscere perché parlano di Gesù risorto, come Paolo ad Atene. Ciò deve essere la sintesi, perché è questa la verità più necessaria eppure meno attesa, incontrando lo stesso scetticismo e derisione che nell’Atene del I° secolo». La Milano del XXI sec. non appare molto differente dall’Areopago di 2000 anni fa in cui l’Apostolo delle Genti additava l’altare al Dio ignoto. «Molta gente oggi chiede alla Chiesa altre cose, probabilmente legittime» come un posto dove i figli vengano accuditi mentre i genitori sono al lavoro, ma si dimentica dell’essenziale, ovvero della presenza viva del Risorto nella comunità ecclesiale.
Mettendo al bando ogni indifferentismo e ogni relativismo religioso, mons. Delpini esorta le Ausiliarie ad essere esplicitamente missionarie. «Voi donne della Risurrezione, siate capaci di convincere che questa è la parola più importante che avete – abbiamo – da dire. Accogliete Gesù come luce del mondo e, perciò, non vivete nelle tenebre», ma sotto il dolce giogo della parola di Dio. «La Comunità di Gesù risorto vive della Parola e sta ad essa sottomessa. La parola che il Signore dice è la vita eterna. Siate donne docili alla parola di Dio, continuate a vivere desiderose di lasciarvi istruire da Dio» per amare perfettamente i fratelli. E’ anche un monito a tenere dritto l’asse verticale del rapporto con il Signore proprio mentre cresce la tentazione tra i cattolici di mettere in mostra solo l’asse orizzontale della carità materiale.
Se nella vita ecclesiale deve esserci un aspetto “critico”, esso deve indirizzarsi proprio al recupero della dimensione verticale dell’agire. «Siate donne con un presenza capace di profezia e umiltà, di coraggio e di attenzione» autenticamente umana, che viene da uno sguardo soprannaturale. Mons. Delpini ribadisce: «ma voi avete il dono di essere donne, capaci di comunicare, anche ai preti e ai collaboratori delle vostre comunità, un’attenzione di cui dovete essere esperte, con una capacità di edificare, custodire, generare che soltanto la sensibilità femminile può manifestare» come quando Maria a Cana indicò Gesù ai servi. «Siate testimoni coraggiose, parola persuasiva, donne che possono contagiare la popolazione femminile di questa terra con una sensibilità di cui solo voi – insieme con tutte le Consacrate di cui è ricca la nostra Chiesa -, siete capaci».