Mons. Delpini celebra la Messa crismale in Duomo e dà alcune indicazioni per i mesi successivi, pensando soprattutto agli oratori.
di Michele Brambilla
La Messa crismale, durante la quale si rinnovano le promesse sacerdotali e si consacrano gli oli che servono ad impartire i Sacramenti della Cresima, dell’Ordine sacro e dell’Unzione degli infermi, trova la sua naturale collocazione il Giovedì Santo. Così non è potuto essere nel 2020, pertanto la celebrazione viene recuperata il 28 maggio, il giovedì precedente la festa di Pentecoste. In Duomo, davanti all’arcivescovo, mons. Mario Delpini, trovano posto i vescovi ausiliari, una rappresentanza del clero diocesano, alcuni chierici del Seminario Arcivescovile, che curano il servizio liturgico della celebrazione, e le ausiliarie diocesane. Concelebra assieme a mons. Delpini il superiore generale del PIME, padre Ferruccio Brambillasca.
L’omelia dell’arcivescovo continua a chiedere: «che nome daremo a questi giorni, così drammatici, così strani? L’alluvione di analisi e di discorsi, di chiacchiere e di polemiche mi rende confuso e capisco che sotto il diluvio delle parole e delle immagini si possano raccogliere argomenti per dire qualsiasi cosa, come si usa adesso, citando un titolo di una delle notizie e dichiarazioni tra i miliardi che circolano in rete». Quello che mons. Delpini ha davanti è, infatti, un popolo, clero e laici, ancora molto spaventato dalla pandemia. «Stiamo però, per grazia di Dio, conservando la fede e perciò credo che non possiamo dare altro nome che quello che Gesù proclama» nella pagina di Vangelo assegnato alla Messa crismale (Lc 4,16-21): «“oggi si è compiuta questa Scrittura che avete ascoltato” (Lc 4,21)» perché si rinnova la grazia dei Sacramenti e vengono ridati alla comunità cattolica strumenti imprescindibili per la sua azione santificatrice e il suo apostolato.
In quegli stessi giorni, infatti, l’episcopato lombardo e la Curia ambrosiana cominciano a diramare le indicazioni necessarie per una timida ripresa anche delle attività pastorali, per il momento limitate a qualche riunione degli adulti. È mons. Delpini stesso a comunicare, con grande rammarico, che quest’anno non sarà possibile realizzare l’oratorio estivo tradizionale: i vescovi stanno esplorando modalità inedite di pastorale giovanile, soprannominate “Summerlife”, che dovranno incontrare la collaborazione dell’intero tessuto associativo e istituzionale locale. Le iniziative che si stanno pensando per i ragazzi privilegeranno gli aspetti della formazione culturale e dell’educazione alla preghiera. Si tratta davvero di «qualche cosa di inedito: creato non dal singolo prete, ma dalla comunità cristiana, leggendo il territorio, le risorse disponibili e le condizioni da curare perché non ci siano trasgressioni delle normative» anti-contagio.
Il vicario generale dell’arcidiocesi ambrosiana, mons. Franco Agnesi, illustra le linee per la celebrazione delle Prime Comunioni e delle Cresime nei prossimi mesi: «quanto alle date, ad oggi possiamo al più auspicare e presumere che Prime Comunioni e Cresime si possano celebrare tra settembre e novembre, prima dell’inizio dell’Avvento». «Per ovviare all’impossibilità di soddisfare la massiccia richiesta di ministri ordinari e straordinari per la celebrazione della Cresima», decreta ancora mons. Agnesi, «si estenderà eccezionalmente la facoltà di amministrare il sacramento ai parroci», come accade durante il battesimo degli adulti.
Lunedì, primo giugno 2020