«Noi siamo alleati», dice mons. Delpini, «perché ci dedichiamo a coltivare il futuro dei figli degli uomini» avendo a cuore la persona nella sua interezza.
di Michele Brambilla
Il 5 giugno, nelle stesse ore in cui alla Camera dei Deputati viene messo ai voti il discusso “decreto scuola” preparato dal ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, celebra in Duomo una Messa di ringraziamento per la conclusione di questo indimenticabile anno scolastico, stravolto dall’emergenza coronavirus.
Mons. Delpini non esita a proporre un’alleanza tra la Chiesa e il mondo della scuola: «io propongo l’alleanza. Io propongo che questa celebrazione, che idealmente conclude un anno scolastico così strano, così complicato, così sorprendente e così frustrante, questa celebrazione sia un dichiarazione di alleanza. Mi faccio voce della Chiesa diocesana per proporre l’alleanza per il futuro», intendendo per “alleanza” «[…] quella forma di fiducia reciproca, di condivisione del desiderio di arrivare alla terra promessa, di disponibilità a unire le forze e le risorse, i sacrifici e le feste, che rende possibile camminare insieme», mentre «il futuro è quell’indefinito percorso che si presenta talora promettente e talora minaccioso, talora prevedibile e talora enigmatico, talora già scritto e talora tutto da scrivere».
È il futuro anzitutto dei ragazzi, che sono oggetto di molteplici attenzioni: «ci sono quelli che pensano e progettano il futuro, ma il futuro delle aziende, delle attività produttive, degli investimenti. Qualche volta», ammonisce l’arcivescovo, «si ha l’impressione che le aziende e gli investitori considerino i figli degli uomini come una zavorra, come un fattore di lentezza nello sviluppo della produzione, come un rischio di errore. Preferiscono i robot, preferiscono macchine che lavorano senza stancarsi, senza protestare, senza ammalarsi, senza avere bambini». Addirittura «qualche volta si ha l’impressione che alcuni che hanno a cuore il futuro dell’ambiente considerino i figli degli uomini come un pericolo per l’ambiente».
Il futuro, invece, sono proprio i bambini. «La Chiesa si dichiara alleata della scuola», proclama mons. Delpini, «perché la scuola è la coltivazione dell’umanità degli uomini e delle donne, è la comunità educante che incoraggia lo sviluppo dell’intelligenza e della competenza, che offre agli studenti gli attrezzi per farsi una loro idea del mondo, per essere in grado di abitare la terra e farne una dimora accogliente, per essere consapevoli che nessuno è al mondo per caso e per niente, ma ciascuno ha una sua vocazione, vive di una promessa di felicità».
Come possono, allora, collaborare Chiesa e scuola? Anzitutto eliminando alcune distinzioni anacronistiche: «il sistema scolastico italiano presenta problematiche gravi irrisolte. Per esempio, quando parliamo di scuola, di scuola pubblica comprendiamo le scuole pubbliche statali e le scuole pubbliche paritarie: si devono riconoscere discriminazioni incomprensibili. Sarebbe giusto riconoscere il valore di tutta la scuola pubblica invece che mortificarne una parte», specialmente di questi tempi. «In secondo luogo ci interessano le persone, una per una, come Gesù chiama per nome i suoi discepoli perché siano apostoli»: è la scuola ad essere al servizio del giovane, dei suoi talenti, e non il contrario. «Si tratta di far crescere una generazione di uomini e donne liberi, competenti, capaci di pensare» davvero il proprio futuro e quello del Paese.
Lunedì, 8 giugno 2020