Preti e diaconi novelli, chiamati a rinsaldare comunità traumatizzate dalla pandemia.
di Michele Brambilla
Sabato 29 agosto 22 diaconi transeunti rientrano nel Seminario Arcivescovile di Venegono Inferiore (VA) per iniziare gli esercizi spirituali che precedono il rito di ordinazione sacerdotale nel Duomo di Milano, previsto il 5 settembre. La preparazione diretta alla ricezione del Sacramento dell’Ordine è sempre avvenuta a Rho, presso gli Oblati dei SS. Ambrogio e Carlo, tuttavia i chierici hanno scelto di utilizzare, invece, quelle stesse aule e quelle stesse cappelle nelle quali hanno vissuto i mesi più duri della pandemia da Covid-19. Per qualcuno i «preti 2020» sono già «i preti del Covid», ma tra poche settimane (26 settembre) arriveranno anche i «diaconi del Covid», ovvero i diaconi transeunti che saranno ordinati sacerdoti nel giugno 2021.
Un’etichettatura che il rettore del Seminario, mons. Michele Di Tolve, non rifiuta in toto. Scrive, infatti, nel numero di agosto-settembre de La Fiaccola, la rivista del Seminario: «è proprio in questa situazione stressante e inaudita che abbiamo potuto conoscere di noi molto più che in una situazione “normale”». L’epidemia da coronavirus è stata oggettivamente uno stress-test per l’arcidiocesi di Milano, ma non si può definire la situazione dei preti novelli di questo settembre davvero inedita: la classe del 2020 ha come antesignane quelle del 1918 (influenza “spagnola”), del 1867 (colera), del 1835 (colera), del 1630 e del 1576 (peste), per non parlare di quelle disperse da eventi bellici.
Come i chierici di quelle lontane epoche, dovranno affrontare una pastorale radicalmente mutata dalla pandemia. Lo evidenzia molto bene, in quello stesso numero della Fiaccola, il pro-rettore don Enrico Castagna: «la ripartenza dell’anno pastorale e seminaristico si presenta gravida di incognite, ma anche di una qualche buona possibilità. Ci sarà modo, anche in questa situazione, di educarsi ad uno sguardo sulla realtà che sia più evangelico». Purtroppo, «in una situazione sociale ed ecclesiale incerta è sempre possibile che prevalga la lamentazione sterile. Auspichiamo che, nei nostri ambienti, predomini invece l’attitudine a stupirsi; in condizioni di fatica, dovrebbe ancor più sorprenderci il constatare che non manca la grazia di Dio e che ci sono uomini e donne che scelgono di non poter fare a meno di Lui, che si impegnano a servirlo nei fratelli». Forse «la situazione inedita nella quale ci siamo trovati ha evidenziato, a più livelli, che non ci salviamo da soli, come è stato spesso ribadito. Che questo non sia solo uno slogan lo abbiamo potuto constatare anche nella vita del Seminario» nei lunghi mesi del lockdown, quando gli ordinandi si sono adoperati per non far mancare ai confratelli i servizi necessari.
Le parrocchie ambrosiane hanno sempre programmato il proprio anno pastorale fin nei minimi dettagli. La pandemia ha fatto riscoprire cosa significhi, invece, affidarsi alla Provvidenza: «già in partenza i progetti di quest’anno lasciano spazio a diversificate “vie d’uscita”; quello che poi capiterà non possiamo che attenderlo, disponibili a far tesoro di quello che ci sarà dato», dice ancora don Castagna. Le comunità a cui i preti novelli sono destinati hanno una gran voglia di riprendere le proprie attività consuete in sicurezza, ma hanno bisogno soprattutto di qualcuno che rimargini le loro ferite interiori, come avverte l’arcivescovo mons. Mario Delpini nella sua lettera pastorale Infonda Dio sapienza nel cuore (pp. 33-34).
Lunedì, 31 agosto 2020