È un miracolo che accade nell’ordinarietà di un luogo nel quale, ancora oggi, tanti laici ambrosiani mettono in campo i loro talenti e insegnano ai più piccoli quel che ha intuito il futuro beato Carlo Acutis: «tutti nasciamo originali, molti moriamo fotocopie». Un pensiero che sa guardare anche oltre i confini diocesani, come provano la Messa e la raccolta fondi per il Libano.
di Michele Brambilla
Mons. Mario Delpini dà molto valore, in quest’anno 2020, alla festa che segna l’inizio dell’anno pastorale negli oratori ambrosiani. In alcune comunità la catechesi parrocchiale è già ripartita, ma dal 21 settembre, seguendo le indicazioni dell’Avvocatura della Curia ambrosiana, gli oratori riaprono anche per il gioco libero, ed è un grande sollievo per molti ragazzi e i loro genitori. L’arcivescovo, però, vuole che gli oratori siano soprattutto dei “pensatoi”. Nell’ottica espressa nella lettera pastorale Infonda Dio la sapienza del cuore, anche i bambini e gli adolescenti cattolici sono chiamati anzitutto a riscoprire la dottrina cattolica nella sua interezza e a valutare le vicende del mondo secondo un’ottica cristiana. Nel consueto messaggio inviato agli oratori in occasione della loro riapertura ufficiale, pensando al “chiacchiericcio” che coinvolge anche molti cattolici, mons. Delpini denuncia che i più «parlano della stessa cosa, forse della pandemia, forse dei videogiochi, forse della scuola, forse anche della vicenda di Gesù. Ma gli stupidi parlano di tutto con le parole della cronaca, le notizie che si possono ridurre a una riga. Gli stupidi rimangono in superficie e dicono quello che tutti dicono», mentre il cristiano parla di Cristo, interpreta la storia secondo Cristo, vive di Cristo.
Lo dimostra in maniera lampante la vicenda del servo di Dio Carlo Acutis (1991-2006), giovane ambrosiano che verrà beatificato ad Assisi, dove è sepolto, il prossimo 10 ottobre: «il volto sorridente di Carlo Acutis rivela che anche lui ha incontrato Gesù risorto e, fin dal giorno della sua prima comunione, non si stanca di seminare speranza. Un cuore che arde! L’oratorio si propone di aiutare i più giovani a incontrare Gesù, vivo, presente, capace di far ardere il cuore», di rendere vera l’intuizione dello stesso Acutis: «tutti nasciamo originali, molti moriamo fotocopie» perché dimentichi del fatto che la vita è una vocazione. I “miracoli” dell’oratorio sono ordinari, non fanno notizia e non portano, in genere, agli onori degli altari, ma riguardano comunque una cospicua percentuale di milanesi che continuano a frequentare quei luoghi e a profondere in essi i loro migliori talenti, come ricorda mons. Delpini nella Lettera alle catechiste dell’arcidiocesi, alle quali, il 19 settembre, ha dato personalmente il mandato in Duomo.
Charitas Christi urget nos! Carità nel senso più puro del termine della virtù teologale, vale a dire “amore”. L’arcidiocesi di Milano, che riapre i battenti di una delle sue istituzioni più care, non dimentica le necessità spirituali e materiali dei cristiani libanesi, pertanto il 22 settembre fa celebrare in Duomo una Messa in memoria delle vittime del 4 agosto, presieduta da mons. Erminio De Scalzi, delegato arcivescovile per i grandi eventi, e avvia una raccolta di fondi, dei quali sono già stati anticipati i primi 20.000 euro. Aveva detto a caldo mons. Delpini all’indomani della tragedia: «noi che crediamo nel Signore Gesù, che ha salvato il mondo con il suo morire, che ha inviato lo Spirito Santo per consolare i suoi discepoli, che è sempre con noi, ogni giorno fino alla fine del mondo, non ci lasciamo vincere dalla tristezza come coloro che non hanno speranza».
Lunedì, 28 settembre 2020