Il legame tra maestro e discepolo è vera paternità spirituale, che deve dissodare le anime dai «rovi» e dalle «piante infestanti» affinché ogni insegnamento guidi a Cristo, la Sapienza incarnata.
Di Michele Brambilla
Mons. Mario Delpini ribadisce la sua vicinanza al mondo della scuola celebrando, il 1 ottobre, una Messa per l’inizio dell’anno scolastico. L’arcivescovo afferma che «la nostra scuola soffre di mali cronici che, in un momento come questo, rivelano tutta la loro drammaticità. La scuola pubblica è un servizio necessario per il futuro del Paese, ma la scuola pubblica paritaria – che si può presentare come un modello di organizzazione, di economia, di custodia, di cura e adeguamento delle strutture, scuola che offre un servizio pubblico – non viene riconosciuta come merita» persino da molti cattolici, negligenti nel prestargli un aiuto economico e nel difenderla dagli strali della cultura dominante.
Mons. Delpini denuncia con forza i problemi della scuola, ma vuole andare al di là della polemica contingente. Suggerisce, quindi, di riflettere sulla figura di san Timoteo, collaboratore di san Paolo: scelto in gioventù affinché seguisse l’apostolo nei suoi viaggi missionari, «si è però rivelato un figlio fragile: forse troppo giovane (1Tm 4,12: nessuno disprezzi la tua giovane età), forse incline a sottovalutarsi (1Tm 4,14: non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito mediante una parola profetica e con l’imposizione delle mani da parte dei presbiteri), incostante e portato allo scoraggiamento (2Tm 1,6: ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani), sconcertato dalla complessità delle situazioni e dall’asprezza delle discussioni». Non sono forse così molti giovani di oggi, specie in casa cattolica? La pandemia ha acuito problemi psicologici e intra-familiari che condizionano in maniera determinante la vita e la maturazione dei ragazzi in età scolare; le pressioni degli alfieri del “politicamente corretto”, inoltre, sono diventate così forti che troppi cattolici scelgono il silenzio o la mimetizzazione.
Mai come in questo 2020 l’insegnamento si rivela essere, allora, un cum-patire, tanto da suggerire a mons. Delpini queste particolari beatitudini: «siate benedetti tutti, se siete così liberi e magnanimi da trattenere le vostre lacrime per consolare le lacrime dei bambini. Siate benedetti tutti voi se siete così forti da tacere dei vostri problemi per dare spazio allo sfogo dei problemi altrui. Siate benedetti voi tutti gente di scuola se sapete controllare i vostri nervosismi e i vostri sfoghi, così da propiziare in classe e in scuola quello spazio di pace che consente di imparare, di sopportare la frustrazione, di dominare l’istinto e aiuta gli studenti a quell’autocontrollo che rende possibile l’attenzione, il rispetto degli altri, l’applicazione costante: come un buon soldato di Gesù Cristo, soffri insieme con me». L’arcivescovo usa anche le metafore dell’atleta, approvando un certo agonismo nei risultati scolastici, e soprattutto del contadino: «non ci possiamo risparmiare la fatica di liberare il terreno dai rovi, dalle piante infestanti», simbolo trasparente delle intossicazioni ideologiche postmoderne. «È necessaria una bonifica del terreno, è necessaria la sapienza della seminagione, è necessaria la pazienza che rispetta i tempi del germoglio e della maturazione, è necessaria la tempestività del raccolto» senza soffocare i talenti e la personalità degli alunni: «non dedico il mio tempo a fabbricare robot perché siano funzionali a un sistema, non dedico il mio tempo a stampare soldi, non dedico il mio tempo a produrre cose. Dedico il mio tempo a favorire la crescita di persone che sanno stare insieme, che sanno pensare e parlare, ascoltare e discutere, leggere la storia e contemplare il mondo» senza preconcetti, all’interno di un rapporto di autentica paternità spirituale.
L’arcivescovo esclama: «coraggio campioni dell’impresa scolastica! Coraggio candidati ai primati gloriosi! Coraggio atleti audaci! Noi siamo i vostri tifosi nell’impresa coraggiosa di educare, di insegnare, di incoraggiare il futuro, di mostrare che è desiderabile persino la fatica e l’impegno perché la meta è affascinante». Ogni disciplina, che ne sia consapevole o meno, tende alla Verità, che è Cristo, la Sapienza che sedeva alla destra del Padre mentre Egli creava l’universo.
Lunedì, 5 ottobre 2020