Come dice l’arcivescovo, «la minoranza può esercitare una pressione sulla maggioranza. Per questo è necessario investire nella formazione».
di Michele Brambilla
Mons. Mario Delpini partecipa il 29 ottobre ad un webinar dell’Università Cattolica di Milano dedicato alla presentazione della miscellanea Quali responsabilità per la finanza? (Vita e Pensiero 2020), che raccoglie gli atti di un convegno tenutosi il 23 ottobre 2019, quando la crisi determinata dalla pandemia ancora in corso era assolutamente impensabile.
L’arcivescovo ritiene, però, che le intuizioni dell’anno precedente non siano necessariamente da rivedere, perché hanno permesso di indicare alcune linee di sviluppo valide anche per la ricostruzione post-pandemica. Lo spiega con un apologo: «l’operaio alla catena di montaggio ogni giorno, per ogni giorno di lavoro, assembla alcuni componenti di un prodotto che poi finisce altrove. Ogni giorno si chiede: “a che cosa serve quello che faccio?”». Pone la domanda al capo-officina, che non sa rispondere. Chiede allora di poter parlare con il direttore dell’azienda, il quale ammette candidamente: «“Non lo so! Arrivano dei camion caricano i prodotti finiti e li portano in un altro stabilimento dove il prodotto viene assemblato con altri prodotti di altri stabilimenti. Non so che cosa ne risulti”». Anche coloro che presumono di avere un qualche potere decisionale hanno smarrito i principi primi del proprio agire e sono divenuti anch’essi dei semplici ingranaggi. «Dove si prendono le decisioni?», ovvero chi detiene davvero il “potere”? Il convegno porta alla ribalta alcuni esempi virtuosi di aziende che hanno riscoperto la dimensione etica dell’economia: «da queste storie interessanti», sostiene mons. Delpini, «si può imparare che per esercitare la responsabilità è necessaria, prima ancora che una posizione di potere, una convinzione personale che disponga a pagare il prezzo per i valori in cui crede».
Non importa il numero delle persone che aderiscono ad un progetto eticamente sostenibile, «la minoranza può esercitare una pressione sulla maggioranza. Per questo è necessario investire nella formazione. Infatti i valori in cui credere non sono ovvietà, ma scelte. La formazione argomenta la fondazione dei valori e il loro “essere un bene”».
Sono suggerimenti rivolti a tutta la società civile. L’arcivescovo incoraggia i giovani al volontariato andando egli stesso a servire i poveri alla mensa dei frati cappuccini di via Piave. La Giornata diocesana della Caritas, che si terrà come sempre la domenica di Cristo Re (8 novembre nel calendario ambrosiano), è intitolata quest’anno: «Per non tornare indietro, nessuno sia lasciato indietro». Quel che si vuole evitare è un ritorno agli squilibri e al materialismo che caratterizzavano la Milano pre-Covid: si può raddrizzare la barra del timone se si capovolge la piramide delle priorità.
Intervistato mentre serve i senzatetto, mons. Delpini ricorda che per i cattolici ci sono dei doveri che vengono prima della stessa prudenza dettata dalla pandemia: «ho 69 anni, la mia presenza qui richiede una serie di cautele, ma ci sono persone che hanno fame e hanno bisogno di questo servizio». Sarebbero già 9000 i milanesi impoveriti dalle chiusure determinate della misure sanitarie, riguardo alle quali l’arcivescovo osa dire: «le nostre scelte dovrebbero essere razionali, dovremmo pensare invece di reagire emotivamente e lasciarci sedurre da coloro che suscitano emozioni, paure, angosce». Mons. Delpini incita ad un vero e proprio agere contra attraverso la carità fraterna, per sconfiggere il solipsismo esacerbato dalla pandemia e ricostruire un tessuto comunitario dilaniato dalla paura dell’altro.
Lunedì, 2 novembre 2020