Mons. Delpini è positivo al Covid-19, ma si rende presente attraverso i vicari episcopali e interviene regolarmente ad un webinar organizzato dagli imprenditori e dal decanato di Monza.
di Michele Brambilla
Il 30 ottobre mons. Mario Delpini si sottopone all’esame del tampone e risulta positivo al Covid-19, sebbene in forma asintomatica. La quarantena dell’arcivescovo obbliga i vicari episcopali a sostituirlo nei vari impegni pastorali. Mons. Delpini riceve immediatamente moltissimi attestati di vicinanza. Durante le celebrazioni i fedeli tallonano i canonici e i curiali per sapere come sta il loro arcivescovo. Viene emesso, allora, un secondo comunicato rassicurante.
Il pontificale della festa di san Carlo Borromeo (4 novembre) è affidato a mons. Giuseppe Merisi, vescovo emerito di Lodi, che proprio quel giorno festeggia il suo 25° anniversario di ordinazione episcopale (1995). Nell’omelia mons. Merisi invita i fedeli a soffermarsi sulla situazione molto delicata dell’Italia: «celebriamo questa Messa in un momento difficile per la vita delle nostre comunità e di tutta la società civile, in cui tutti soffriamo per la pandemia che non dà tregua», ma «nella quale risuonano le parole ammonitrici di Papa Francesco, che ci invitava e ci invita a vivere questo tempo difficile con coraggio e prudenza e con il rispetto delle regole. Gli inviti alla solidarietà e all’impegno di fraternità, di amicizia sociale e di pace contenuti nell’enciclica Fratelli tutti – e negli altri interventi recenti, ad esempio, sul tema dell’ecologia integrale e dell’educazione – hanno confermato e riproposto l’appello che siamo invitati ad accogliere e a testimoniare nella nostra vita quotidiana secondo le condizioni richieste dalla nostra vocazione e dalle nostre responsabilità».
Mons. Delpini conserva gli appuntamenti online, come il webinar del 5 novembre dedicato al mondo del lavoro, promosso dall’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) e dal decanato di Monza. Rivolgendosi ai partecipanti, l’arcivescovo ammonisce: «noi abbiamo il dovere di mettere a frutto i talenti. L’umanesimo cristiano si fonda su due capitoli fondamentali: la vocazione – non si vive per fare carriera, ma per portare a termine una missione – e il trafficare i talenti», ovvero metterli a frutto. Mons. Delpini elenca i talenti specifici del brianzolo: «il primo è l’onestà, facendo le cose giuste ed evitando quelle sbagliate. Il profitto non è il criterio che può giustificare ogni cosa». Non basta l’onestà se difetta la competenza: «l’unica merce che non ha mercato è la mediocrità». Il terzo talento è la capacità di fare rete, perché in un mondo rigidamente individualista nessuno riesce a salvarsi da solo.
L’arcivescovo esorta i presenti a conservare questo ethos per le generazioni future: «il patrimonio che abbiamo ricevuto, le responsabilità che abbiamo, la vocazione che dobbiamo realizzare, non sono una favola e bisogna impegnarsi, lottare contro il male», ovvero contro tutti coloro che vogliono esacerbare l’individualismo e il relativismo etico. Rifacendosi al Magistero pontificio, mons. Delpini ricorda che «Papa Francesco lo sottolinea con molta chiarezza, perché questa nostra situazione» di imprenditori cattolici felicemente liberi da condizionamenti e radicati sul territorio «ha molti nemici. Dobbiamo reagire con forza e lucidità alle pressioni che, magari, si ricevono da grandi capitali stranieri che sono interessati a una loro logica di profitto che noi non possiamo condividere».
Lunedì, 9 novembre 2020