Mons. Delpini si inventa un appuntamento serale, quotidiano, per scuotere le comunità ambrosiane e fronteggiare l’emergenza spirituale creata dalla pandemia.
di Michele Brambilla
Il 15 ottobre, I domenica di Avvento, mons. Mario Delpini inizia una nuova trasmissione televisiva e radiofonica, rivolta ad ogni singolo fedele ambrosiano. In una situazione nella quale Milano è tornata ad essere “zona rossa” e la pastorale ordinaria deve di nuovo fare i conti con molti divieti (si salvano solo la Messa e i Sacramenti grazie ai protocolli sottoscritti dalla CEI a maggio, ma per parteciparvi occorre l’autocertificazione), che abbattono il morale di quanti si erano spesi per una ripresa pressoché normale delle attività, l’arcivescovo avverte l’assemblea dei decani che «c’è una emergenza spirituale: lo spirito della gente di questo tempo rischia di inaridirsi. Resteranno solo ossa aride? “Profetizza, figlio dell’uomo! Ecco io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete” (Ez 37,4.5). La nostra Chiesa è destinataria di una profezia e responsabile di una profezia», nel senso che deve evangelizzare anche questo tempo particolare.
Mons. Delpini richiama gli esempi di san Carlo Borromeo e del card. Giovanni Battista Montini (san Paolo VI) e riconosce che «l’emergenza spirituale di questo tempo è di essere incapaci o impediti di ascoltare lo Spirito» a causa della paura instillata dalla pandemia, che parcellizza i rapporti umani e costringe a pensare ossessivamente alla salute del corpo. «La crisi di fede che la nostra Chiesa sta vivendo», dice l’arcivescovo, «ci fa ammalare di frustrazione, di banalità, di nervosismo», allora «mi impegno per entrare in tutte le case che mi accolgono per un momento chiamato “Il Kaire delle 20,32”. Ogni sera per il tempo di Avvento chi desidera può collegarsi sui nostri mezzi di comunicazione per qualche minuto. Invito tutti, famiglie, persone sole, comunità, a partecipare a questo Kaire. Chiedo anche di farsi promotori di questo segno modestissimo di preghiera insieme, proponendolo nelle comunità e proponendo altri momenti simili a familiari, colleghi, amici».
«Kaire» è la versione greca del saluto dell’angelo a Maria: l’arcivescovo, che conosce molto bene le lingue classiche, ha abituato i giovani a salutarlo in questo modo fin dal giorno del suo insediamento. Un saluto beneaugurante, che si trasforma nel manifesto della Milano cattolica che non cede alla paura: «dobbiamo continuare a credere che la situazione è occasione in cui è possibile ascoltare la voce di Dio, rispondere all’attrattiva di Gesù, lasciarsi condurre dal vento amico dello Spirito e quindi dare ordine al tempo disponibile con una saggia regola di vita, con una disponibilità a destinare tempo a servizio degli altri nelle attenzioni che sono richieste: dalla famiglia, in particolare dai nonni, dal vicinato, dalle forme di volontariato che si prendono cura di coloro che sono nel bisogno e non hanno chi li aiuti», perché «il rispetto dei protocolli deve essere rigoroso, ma i protocolli non sono fatti per impedire lo zelo pastorale o per scoraggiare lo spirito di servizio: piuttosto intendono consentirne le espressioni custodendo la salute di tutti e arginano il contagio». Tutto ciò che è possibile fare bisogna farlo, pertanto il 15 novembre il vicario generale dell’arcidiocesi presiede, a nome dell’arcivescovo ancora in quarantena, la prima delle tradizionali Messe d’Avvento in Duomo, ma ci si mobilita anche nelle parrocchie per mantenere un legame specialmente con i ragazzi del catechismo e le loro famiglie.
Lunedì, 16 novembre 2020