Mons. Delpini ringrazia i giornalisti per il lavoro prezioso svolto in questi mesi pandemici e li invita ad una rinnovata alleanza per l’autentico bene comune
di Michele Brambilla
Quest’anno la festa di san Francesco di Sales (24 gennaio), patrono dei giornalisti, cade di domenica. Mons. Mario Delpini vuole scrivere alla categoria di suo pugno, e ne spiega le motivazioni: «mi spiace di dover comunicare che il tradizionale incontro dell’arcivescovo di Milano con i giornalisti in occasione della festa del loro patrono, san Francesco di Sales, non avrà luogo. Ho preferito rimandare l’appuntamento perché lo intendo proprio come un incontro in presenza di persone, piuttosto che ridurlo a uno scambio di parole per un ennesimo appuntamento su piattaforma. Non rinuncio però a condividere qualche riflessione con questa lettera», che viene pubblicata sul sito diocesano e sulle colonne del Giorno nella festa di san Sebastiano martire (20 gennaio), la quale a Milano ha una particolare valenza civica perché vi si svolge, nel Tempio Civico di S. Sebastiano, fatto edificare da san Carlo Borromeo, una Messa officiata a nome del Comune in memoria proprio delle vittime delle pandemie passate.
L’arcivescovo ritiene che il lavoro dei giornalisti si sia dimostrato ancora una volta essenziale. Lo sottolinea con forza: «siete rimasti al vostro posto: per un senso del dovere, per una concezione del lavoro come servizio di pubblica utilità, per una vivacità culturale animata dal desiderio di vedere, di comprendere, di comunicare. Così i giornali hanno funzionato, così gli altri media hanno funzionato: perché voi siete rimasti al vostro posto. E questo servizio alla comunicazione si è rivelato particolarmente prezioso in questi momenti in cui altre forme di esperienza sono state precluse», specie nella primavera 2020.
Quelle di mons. Delpini non sono solo constatazioni: scrive anche per porre domande. «Viene spontaneo infatti domandarsi: quale contributo ha dato al bene comune il comunicare dei media? Quali rapporti tra le persone, quali comportamenti, quali decisioni istituzionali, quali priorità di agende politiche, sociali, religiose hanno ricevuto fattori costruttivi o fattori problematici dalla raccolta, selezione, e stile della comunicazione?». In un’epoca nella quale alcuni contenuti fondamentali rischiano di essere nuovamente censurati nel dibattito pubblico, l’arcivescovo invita a riflettere su quanto affermato da lui stesso nel Discorso alla città dello scorso 7 dicembre: «in quel contesto, rivolgendomi alla città e in particolare alla istituzioni politiche, culturali, amministrative, militari e giudiziarie, ho proposto una alleanza per contribuire tutti insieme a dare un volto alla società che ci aspetta che la renda desiderabile».
Avvicinandosi la solennità della Sacra Famiglia secondo il calendario ambrosiano, mons. Delpini indica di nuovo alcune priorità poco “politicamente corrette”: «ho sottolineato in quel discorso intitolato “Tocca a noi, tutti insieme” l’importanza di condividere una visione che vede l’umanità come vocazione alla fraternità, riconosce nella famiglia il principio generativo della società e perciò del lavoro, della politica, della cultura, della cura per la disabilità, e riconosce nell’educazione e nella solidarietà priorità irrinunciabili» per la Milano post-pandemica. «Su questi temi e sul ruolo della comunicazione in questa alleanza spero che si dia presto l’occasione per confrontarsi e forse addirittura per concordare qualche passo da compiere insieme», affinché il giornalismo sia davvero rispettoso dei più deboli e della verità delle cose.
Lundì, 25 gennaio 2021