Preti e denaro: un pregiudizio devastante, che va a colpire comunità già provate. I vescovi lombardi reagiscono con una lettera appello
di Michele Brambilla
Si avvicina maggio, mese nel quale le parrocchie si apprestano a preparare un’altra estate atipica. È anche il mese della compilazione dell’8xmille. La situazione finanziaria delle parrocchie ambrosiane non è particolarmente florida: la forte contrazione delle offerte, sia nella prima ondata della pandemia che in quelle successive (le Messe e gli altri Sacramenti sono ripresi nel maggio 2020, ma non si possono ancora organizzare feste patronali ed altri eventi “di massa” che, tradizionalmente, coinvolgevano tutta la comunità e diventavano una preziosa fonte di introiti, per non parlare degli oneri di gestione che comportano ostelli, case per ritiri, scuole paritarie, bar e cine-teatri parrocchiali), ha portato molti parroci a chiedere aiuto ad un fondo costituito appositamente dall’arcidiocesi di Milano.
I vescovi lombardi, in testa mons. Mario Delpini, decidono di scrivere una lettera ai fedeli per ringraziarli del loro sostegno, che perdura, e per chiedere un impegno maggiore. La crisi economica successiva alla pandemia non è, infatti, l’unica motivazione a causa della quale si è ridotto il numero di cittadini che destina l’8xmille alla Chiesa cattolica: esiste anche un pregiudizio sparso a piene mani dai media anticristiani e molti cattolici abboccano alle sirene mainstream.
La lettera è pubblicata il 21 aprile. Come denuncia l’episcopato lombardo, «le più recenti dichiarazioni dei redditi segnalano, purtroppo, una riduzione delle firme. I motivi sono molteplici: si va dall’astensione fino all’introduzione dei modelli precompilati. Alcune scelte però, sono talora motivate anche da condizionamenti derivanti da una informazione che spesso scredita la Chiesa e che alimenta pregiudizi, dimenticando il volto di una Chiesa che cerca di vivere in semplicità e povertà, impegnandosi ad aiutare bisognosi e poveri, come si è sperimentato nel corso del 2020». Nonostante i pregiudizi, infatti, la CEI è riuscita a destinare 235.300.000 euro del proprio budget alle problematiche aperte dall’emergenza sanitaria. Sono stati erogati 10 milioni di contributo straordinario alle diocesi situate in “zona arancione o zona rossa” (in Lombardia lo sono diventare tutte più di una volta) e ben «156 milioni di fondi straordinari per sostegno a persone, famiglie, Enti ecclesiastici in situazioni di necessità». Altri contributi sono andati alla Caritas, alle fondazioni come il Banco Alimentare e alle missioni estere.
L’8xmille alla Chiesa non è quindi una scelta neutra, tanto che viene compiuta anche da molti non credenti. I vescovi si appellano proprio a coloro che, normalmente, non indicano alcun destinatario nell’apposita casella: «chiediamo aiuto a quanti lasciano libera, nella propria dichiarazione dei redditi, la casella 8×1000. Si lascino invece coinvolgere dal flusso di bene che può derivare da una firma. Chiediamo aiuto, affinché siano le singole comunità a garantire il sostentamento ai loro presbiteri, anche con le “Offerte deducibili”, compito e dovere proprio dei battezzati. Incoraggiamo ad implementare tali offerte, così da liberare maggiori risorse dell’8×1000 per l’evangelizzazione e la carità. Sarebbe un bel segno anche per la comunità civile», davanti alla quale si manifesterebbe l’unità dei credenti attorno ai propri pastori. «Spesso», osserva la Conferenza Episcopale Lombarda, «l’insoddisfazione e la dedizione convivono nella stessa persona. Ora è il tempo nel quale lo Spirito ci chiede un maggior impegno per orientare il mondo al bene ed alla solidarietà».Area degli allegati
Lunedì, 26 aprie 2021