L’arcivescovo prepara la solennità dell’Assunta con pellegrinaggi e disposizioni canoniche, affinché i fedeli celebrino in pienezza la festa che ci ricorda il trionfo definitivo del Bene
di Michele Brambilla
Poiché il 15 agosto nel 2021 cade di domenica, mons. Mario Delpini, in qualità di capo-rito del rito ambrosiano, concede la dispensa necessaria per officiare con il formulario dell’Assunzione di Maria anche nel giorno del Signore. Non solo: prepara i fedeli all’importante ricorrenza prendendo parte ad alcuni pellegrinaggi presso santuari mariani.
Il 12 agosto, ad esempio, sale a 2500 m sulla vetta alpina del Monte Rotondo in Val Gerola, che è ornata da una statua in bronzo della Redemptoris Mater. Lì celebra la Messa assieme ai sacerdoti, ai ministranti e ad alcuni fedeli di Premana e Pagnona. Prima di scendere a valle con i pellegrini, l’arcivescovo scrive una preghiera nella quale ricorda che «non si sale solo per allenamento. Si sale perché siamo fatti per le altezze» di Dio, «si sale perché si è insieme» nella comunità cristiana.
Mons. Delpini sale sulle vette di Dio anche il 14 agosto, quando percorre assieme ai fedeli le cappelle del Sacro Monte di Varese e celebra Messa nel santuario, invocando: «Signore, dacci la tua gioia, Maria insegnaci la tua fede, santa Chiesa di Dio sii lieta».
Il 15 agosto, poi, il pontificale nel Duomo di Milano alle 11.00. In serata, mons. Delpini si porterà a Motta Visconti per guidare personalmente la processione di barche sul Ticino. Nell’omelia della Messa solenne in Duomo, mons. Delpini osserva che al giorno d’oggi «ci sono tre obiezioni che inducono a respingere l’annuncio profetico della gioia»: la prima è che la vita quotidiana è «noiosa, grigia», senza gioie durature; «la seconda obiezione è che Dio è lontano, anzi forse non ha nessun interesse per l’umanità, anzi forse neppure esiste. “Sono agnostico” sembra essere un modo per dire: “Sono intelligente”», mentre molto spesso si nasconde dietro questa etichetta una certa pigrizia mentale; «la terza obiezione all’annuncio della gioia è il disastro della storia», che sembra in mano ai prepotenti.
Il Vangelo di san Luca rovescia ciascuna di queste obiezioni. Lo fa anzitutto con Elisabetta, che rompe la monotonia accogliendo con gioia incontenibile la Madonna incinta, scoprendo che «la vita offre inesauribili motivi per lo stupore e la capacità di stupirsi è frutto di uno sguardo che sa leggere nella vita lo svelarsi di un significato, di una vocazione, di un oltre». Al piccolo san Giovanni Battista, che sussulta nel grembo di Elisabetta non appena la madre scorge la Vergine, spetta confutare il pregiudizio sul “Dio lontano”: «Dio si rende presente, si fa vicino, si fa conoscere in Gesù. Dio si rivela con volto d’uomo, con carne d’uomo, con fragilità d’uomo, con parole d’uomo».
Infine lei, la grande festeggiata del 15 agosto: «Maria dà testimonianza della sua gioia con il suo cantico. È il cantico della storia giusta, della storia vera, della storia condotta da Dio. È la rivelazione che la superbia, la ricchezza indifferente ai bisogni degli altri, la potenza opprimente sono destinate alla sconfitta. Sulla storia Dio pronuncia il suo giudizio e opera secondo la sua promessa». «Così», conclude mons. Delpini, «la liturgia che celebriamo è testimonianza e dono della gioia, perché la vita è piena di meraviglia, perché Dio è vicino, perché la storia va verso il giudizio di Dio che guarda all’umiltà della sua serva e compie in lei grandi opere».
Lunedì, 16 agosto 2021