Così fu, secondo mons. Delpini, mons. Giacomo Mellera, storico cerimoniere del Duomo, che esordì accanto al card. Montini
di Michele Brambilla
Il 17 agosto mons. Mario Delpini presiede in Duomo i funerali di mons. Giacomo Mellera, per decenni cerimoniere della medesima cattedrale, morto il 15 agosto all’età di 89 anni.
Nato a S. Maria Rezzonico (Co), visse gran parte dell’infanzia a Varenna, di cui in Duomo è presente alle esequie il giovanissimo sindaco, Mauro Manzoni. Il giovane Giacomo entrò, poi, nel Seminario Arcivescovile di Milano e fu ordinato sacerdote da mons. Giovanni Battista Montini (futuro san Paolo VI) il 28 giugno 1957, iniziando subito il suo ministero di cerimoniere della cattedrale, durato ben 35 anni. Entrato nella famiglia degli Oblati Vicari dei SS. Ambrogio e Carlo, seguì tutte le celebrazioni degli arcivescovi di Milano, rimanendo accanto al sunnominato card. Montini (1954-63), al card. Giovanni Colombo (1963-79), al card. Carlo Maria Martini (1980-2002) e al card. Dionigi Tettamanzi (2002-11). All’arrivo del card. Angelo Scola (2011-17), che manda un suo messaggio di cordoglio, è avvenuto il passaggio del testimone con l’attuale cerimoniere del Duomo, mons. Claudio Fontana.
Nell’omelia mons. Mario Delpini descrive così il defunto: «un uomo che si è lasciato condurre dallo spirito gentile». In questa definizione si sentono echi di san John Henry Newman (1801-79), che quando nel 1846 visitò il Duomo di Milano rimase affascinato dalla bellezza della sua vita liturgica. Mons. Mellera ha contribuito in maniera determinante al mantenimento di quella bellezza anche nei difficili frangenti del post-concilio e degli Anni di Piombo, quando i funerali “eccellenti” in Duomo si moltiplicarono.
«Lo Spirito Santo», prosegue mons. Delpini, «è donato dal Figlio crocifisso e glorificato e talora si effonde come un soffio gentile, come una brezza leggera, così come attesta la pagina di Vangelo che è stata proclamata, e coloro che sono condotti dallo Spirito gentile compiono le opere di Dio attraversando le stagioni della vita come una brezza leggera, come una presenza amica». Don Giacomo Mellera è stato sempre una presenza silenziosa, garbata, meticolosa, in grado di lasciare il segno con la delicatezza e la profondità di dottrina che lo contraddistinguevano: «coloro che sono condotti dallo Spirito gentile entrano con delicatezza e pazienza anche là dove le porte sono chiuse. Le porte chiuse possono essere i cuori induriti dal risentimento, i cuori presuntuosi nella loro autosufficienza, ostinati per puntiglio. Coloro che sono condotti dallo Spirito gentile hanno pazienza, sanno le parole rispettose e vere, sanno attendere, anche sedendo in un confessionale, il giorno della grazia. Anche là dove le persone sono suscettibili, i caratteri sono forti, i punti di vista sono contrastanti, sanno dire: pace a voi», come il Signore Risorto.
Quanti Tridui pasquali ha coordinato mons. Mellera! Si lasciò lentamente plasmare dallo splendore del rito ambrosiano, suggerendo a mons. Delpini un elogio di coloro che non si fanno trascinare dal proprio ego: «suggeriscono che il modo più vero di conoscere e valutare se stessi non è quello di guardarsi allo specchio, di ossessionarsi nel ripiegamento su di sé, ma quello di guardarsi con lo sguardo di Dio. Perciò ciascuno è autorizzato ad avere stima di sé: anche se ha fallito. Ecco perché don Giacomo è circondato oggi, come in vita, da tanto affetto, da tanta riconoscenza, da tanta stima». Mons. Mellera riposa ora ad Imbersago, presso il noto santuario della Madonna del Bosco.
Lunedì, 23 agosto 2021