Come amministrare i beni materiali della Chiesa in un’ottica comunionale, affinché non venga oscurata dal peccato la Luce che portiamo nel mondo
di Michele Brambilla
Mons. Mario Delpini scrive una lettera ai CAEP, ovvero i consigli affari economici delle comunità pastorali o parrocchiali, suggerendo dei modi per risvegliare l’interesse sugli aspetti “materiali” dell’apostolato, che, essendo opera divino-umana, non può prescindere dall’utilizzo corretto dei mezzi di questa terra.
La fiducia nei confronti della Chiesa a riguardo è in calo a causa della sovra-esposizione mediatica di scandali più o meno veritieri, sui quali la stampa laicista soffia compiaciuta. Mons. Delpini rammenta, però, che «è dello spirito cristiano impegnarsi a fare fronte piuttosto che a ripiegarsi e lamentarsi» delle ingiustizie. Cristo ha “agito” contro il peccato e la morte. Così devono fare i cattolici di fronte alle difficoltà di cui non sono colpevoli o al peccato che si annida anche nelle comunità cristiane.
In questo quadro «la gestione delle risorse disponibili deve ispirarsi al principio che “l’interesse è la comunione”». Salus animarum suprema lex e, come noto, nella Chiesa cattolica la salvezza individuale non prescinde dal “benessere spirituale” dell’intera comunità locale o della Chiesa stessa a livello universale. Cristo ha costituito i Dodici come un collegio, con a capo san Pietro, uomo buono, ma burbero e di non sempre facile comprendonio. L’Amore, lo stesso Gesù nel suo Corpo mistico, cammina per le strade degli uomini per mezzo degli uomini stessi, fallibili, ma supportati dalla Grazia.
La dinamica, quindi, deve essere quella comunionale, anche quando costa. L’arcivescovo si riferisce, n particolare, al cosiddetto “prelievo”, una perequazione che la Curia attua a sostegno delle comunità più indigenti. «Occorre avviare una riflessione saggia e costruttiva», spiega don Paolo Boccaccia, responsabile del servizio che soccorre le parrocchie diocesane nel bisogno, «tenendo presente le necessità future non solo della propria parrocchia e Comunità pastorale, ma anche del decanato stesso, per rispondere sinodalmente al Bene della Chiesa. In questo senso», precisa, «il Caep, con le sue competenze, è chiamato sempre più a un ruolo importante nel discernimento pastorale, continuando il confronto e il dialogo tra i diversi organismi della parrocchia e comunità pastorale, ma anche, dove necessario, tra i Consigli affari economici delle parrocchie vicine e del decanato stesso», superando gli egoismi e le rivalità di un tempo.
La nuova evangelizzazione passa, quindi, anche per questa comunione molto “terra terra”. I parroci non sono laureati in economia, per loro è molto difficile affrontare le problematiche economiche connesse alla conduzione parrocchiale, ma anche in questa umiltà si riconosce lo spessore umano e spirituale, dice mons. Delpini, di coloro che devono incarnare in maniera particolarmente eminente il modello del «servo buono e fedele» di Mt 25,21. Il talento del sacerdozio non è occuparsi di bollettini o edifici da riparare, a meno che anche questi mezzi non concorrano al Bene. In tal caso, ci si deve premurare che ogni cosa sia a norma di legge, affinché non equivalga a porre il moggio sulla lucerna accesa della Fede ed essa possa continuare a rischiarare la casa. Area degli allegati.
Lunedì, 11 aprile 2022