Un oratorio estivo per il discernimento dei moti interiori dopo due anni di pandemia
di Michele Brambilla
Il 13 maggio piazza Duomo torna finalmente a riempirsi di ragazzi per la presentazione ufficiale del tema dell’oratorio estivo 2022, Batticuore. L’obbiettivo dichiarato della Fondazione Oratori Milanesi è quello di lavorare sulle emozioni, o meglio sul vissuto emotivo dei ragazzi, dopo due anni di pandemia.
In piazza Duomo giunge anche l’arcivescovo, mons. Mario Delpini, per dare ufficialmente il mandato agli animatori, ma davanti a lui, pieni di entusiasmo, ci sono anche molti dei bambini che saranno i veri protagonisti della proposta educativa. Mons. Delpini, allora, sceglie di raccontare una parabola: «c’erano tre donne che avevano ereditato dalla nonna il famoso vaso di alabastro. C’era una donna che si chiamava Bruna. Bruna era convinta che ogni batticuore fosse amore e subito correva a prendere il vaso di alabastro», versandolo sul primo amore occasionale. Bruna è l’emblema dell’affettività compulsiva dei nostri tempi, e come molte giovani del XXI secolo non trova la pace, ma diventa, dice l’arcivescovo, «sempre più bruna, con la tenebra nel cuore».
«L’altra donna si chiamava Luna: era un po’ lunatica», alternando entusiasmo e depressione. Anche lei è un personaggio molto contemporaneo, perché si rifugia in un facile attendismo, che permane anche quando in città arriva Gesù, «così il suo vaso di alabastro è rimasto nella sua casa», inoperoso, non avendo incontrato il Signore. «C’era poi una terza donna, Chiara», una ragazza comune che impara a discernere correttamente gli spiriti. Soprattutto si decide per Gesù: «salì dunque in camera a prendere il vaso di alabastro e avvenne quello che il Vangelo racconta, “la casa si riempì di quel profumo”, anche se alcuni disapprovavano fino ad essere infuriati contro di lei».
La parabola di mons. Delpini diventa, allora, una parafrasi della celebre pagina di Gv 11,55-12,11, in cui Maria sorella di Lazzaro e Marta versa il nardo sui piedi di Gesù, suscitando le obiezioni di Giuda Iscariota, che fa del facile pauperismo perché, in realtà, non ama né Cristo, né i poveri. L’unzione di Betania ci ricorda ancora una volta che a Dio si dà il meglio di sé. Si tratta della pagina evangelica che fonda la necessità di una liturgia degna di Chi vi viene adorato.
«Cos’è il vaso alabastro, questo profumo prezioso che può essere sprecato, trattenuto o consegnato per trovare “gioia piena alla Tua presenza”? Questo vaso di nardo preziosissimo si chiama libertà: versatelo al momento giusto», sui piedi di Quello giusto, spiega mons. Delpini ai ragazzi di piazza Duomo. Si tratta di una dinamica vocazionale. «Voi siete liberi», ripete: «scegliete il momento in cui consegnarvi alla Verità del Signore, “gioia piena alla Tua presenza”». In un tempo di menzogna, solo Cristo ci rende davvero liberi e solo lo Spirito Santo dà la forza per consegnarsi a scelte definitive, come può essere il sacerdozio. Tra i festeggiati del 10 maggio a Venegono Inferiore, dove si è ripetuta, anche lì a capienza finalmente piena, la Festa dei Fiori, ci sono preti che hanno fatto da guide spirituali ai preadolescenti del soppresso (2002) Seminario Minore, di cui lo stesso mons. Delpini fu rettore dal 1989 al 1993. Da diversi anni la pastorale vocazionale rivolta a quella fascia d’età (spesso determinante) è in fase di ripensamento, ma la pandemia ha comportato uno stop ai percorsi di avvicinamento al Seminario che ha provocato un’ulteriore emorragia di vocazioni anche tra i più grandi. Ecco, allora, sorgere diverse iniziative che dovrebbero portare ad un rilancio.
Lunedì, 16 maggio 2022