In un tempo in cui tutti si “misurano” a vicenda e il clima culturale si è fatto più ostile, il cattolico, dice l’arcivescovo ai cresimandi, testimonia l’amore smisurato di Gesù
di Michele Brambilla
Il 28 maggio è un’altra “prima volta dopo”. Infatti, dopo due anni di “pausa”, riprende anche il tradizionale incontro con i cresimandi dell’arcidiocesi di Milano allo Stadio Meazza, che si riempie di ragazzi, padrini e genitori.
Mons. Mario Delpini è accolto allo stadio con entusiasmo. Salito sul palco, prende la parola, e nella sua omelia dice: «tre cose sono avvenute nel Cenacolo, Gesù ha attirato a sé lo sguardo dei discepoli, dicendo: “Non guardatevi gli uni gli altri per dire chi è il primo o il migliore. Guardate a me. Tenete fisso lo sguardo su di me, perché non c’è un amore più grande del mio”. Quindi, non la distrazione, non l’invidia e la concorrenza, ma volgere lo sguardo a Gesù, colui che è stato trafitto», come insegna nel suo Vangelo l’apostolo san Giovanni, che quando divenne discepolo di Cristo era anche lui un ragazzino.
Pertanto, «dove guardi tu?». Domanda quanto mai pertinente in un’epoca in cui bisogna esortare: «non guardate troppo internet, la televisione, non guardatevi troppo tra voi quasi per dire che gli altri sono migliori o vi fanno paura. Chi guarda a Gesù non ha paura né del mondo, né dei bulli né di quello che può capitare in futuro», perché prende come unico riferimento Colui che è risorto. «Gesù ha detto: “Io vi do la mia gioia e desidero che la vostra gioia sia piena. Imparate a sorridere, amici miei, imparate a seminare sorrisi, quando è bel tempo e quando piove, quando le cose sono facili e quando sono difficili», come quelli che si prospettano per l’Italia e per il mondo a causa dei postumi della pandemia e delle crescenti tensioni internazionali.
Anche nei momenti più bui, il cattolico non deve dimenticare che Gesù è una mano tesa. «Gesù ha detto: “Io che sono il Signore ho lavato i piedi a voi, dunque, anche voi lavatevi i piedi gli uni gli altri, datevi una mano, mettetevi a servire, aiutate in casa, a scuola, in oratorio», testimoniando concretamente che un altro mondo è possibile. «Nessuno è troppo piccolo», infatti, «da non poter dare una mano: non devi vergognarti di quello che non sai fare, piuttosto offri quello che puoi dare. Non pensare di essere solo, guarda quanti sono disposti, intorno a te, a dare una mano». La solitudine apparente del cattolico è uno dei grandi mali di quest’epoca: in realtà, i discepoli di Gesù sono molti di più di quelli che loro stessi immaginano, ma sembrano intimiditi dall’ambiente esterno, fattosi molto più ostile rispetto a quanto si potesse osservare solo pochi anni fa.
Allora «come faranno i vostri amici a capire che siete stati nel Cenacolo? Perché vedranno che siete capaci di guardare al Signore, di sorridere, di dare una mano. Tornando a casa, la gente capirà che siete stati a San Siro, perché siete capaci di ciò, perché non si perda la vostra strada e la vita sia vocazione. Questa è la vostra vocazione», essere missionari nel mondo dell’amore di Gesù.
Lunedì, 30 maggio 2022