Nell’arcidiocesi di Milano si recepiscono i documenti che predispongono un “catecumenato” verso il Matrimonio sacramentale e ridisegnano la preparazione ai ministeri di lettore, accolito e catechista per i laici cattolici
di Michele Brambilla
Ha fatto molto rumore, poche settimane fa, la pubblicazione, da parte della Santa Sede, degli Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale, destinati alla formazione dei giovani in cammino verso il Matrimonio sacramentale. Per la prima volta si considera anche questo percorso come un “catecumenato”, ovvero come una preparazione seria e senza sconti ad un Sacramento oggi molto frainteso e, nei decenni scorsi, dato con fin troppa leggerezza. Sono seguite altre istruzioni per il conferimento ai laici dei ministeri del Lettorato, dell’Accolitato e del Catechismo. L’arcidiocesi di Milano elabora in estate la ricezione di entrambe le indicazioni vaticane.
Secondo don Luigi Galli Stampino, del Servizio diocesano per la famiglia, «la prima condizione è una profonda e urgente conversione del cuore. Chi si dedica alla pastorale matrimoniale e familiare sa benissimo che c’è un doveroso recupero da fare; un recupero teorico e pratico per ridare al Sacramento del matrimonio il posto che gli compete nella vita delle comunità ecclesiali» e per far sì che i nubendi non vivano questa richiesta come un atto dovuto alla “tradizione” o una parentesi temporanea, ma come un’occasione per ricominciare un percorso di Fede. «Una delle parti del documento che ha suscitato una immediata attenzione dei mass media, con commenti improntati a una boriosa sufficienza e a una tragica ignoranza, è quella in cui si parla della castità da vivere», ricorda il sacerdote, «prima del matrimonio e anche nel matrimonio». Poiché un tempo questi insegnamenti della Chiesa erano conditi dai predicatori con un’eccessiva dose di moralismo, occorre precisare che «la sessualità è un dono di Dio e parla di lui; non è diabolica e pericolosa; la castità è la preziosa virtù che permette all’amore di crescere. La castità restituisce alla sessualità il suo onore e la sua libertà».
Purtroppo «oggi si sta diffondendo in modo epidemico una visione del sesso sganciata dalla persona. Non si dice “io sono corpo”, ma “io ho un corpo” e lo uso come mi pare e piace». Il martellamento continuo del “pensiero unico” laicista sull’argomento fa si che «soprattutto i giovani, pur vivendo grandi difficoltà e sofferenze, istintivamente non si rivolgono al Vangelo; lo temono perché pensano che porti sole brutte notizie e tante proibizioni incomprensibili. Eppure il Vangelo è annuncio gioioso che viene da Dio che diventa corpo umano. Ci vorrà tempo, tanto tempo, perché si cancelli dalla percezione diffusa questo vangelo rovesciato».
La Chiesa esiste per seminare, pazientemente, una visione che non esclude nessuna delle dimensioni umane. Ecco allora il percorso per il conferimento degli ordini minori sopra descritti, tutti destinati al servizio dell’assemblea liturgica e della comunità. Il lettore, infatti, proclama dall’ambone le letture della Messa (tranne il Vangelo); l’accolito aiuta i ministri ordinati nei loro specifici compiti; il catechista si istruisce nella dottrina cattolica e la trasmette al prossimo. Fatto salvo il percorso dei seminaristi, per i quali i primi due sono veri e propri ordini minori, sono ritenuti idonei ai sunnominati ministeri i fedeli cattolici di entrambi i sessi. Per i laici è quindi il conferimento di un ministero temporaneo, rinnovabile ad libitum: entra quindi in gioco la distinzione sostanziale tra ordo e ministerium, e tra minister e ministrans (ministrante).
Secondo la CEI, si potrebbero investire del ministero del Catechismo coloro che fanno da coordinatori dei catechisti nelle parrocchie. Ad ogni modo «i percorsi formativi, stabiliti dai vescovi, avranno l’obiettivo di aiutare nel discernimento sull’idoneità intellettuale, spirituale e relazionale; perfezionare la formazione in vista del servizio specifico; consentire un aggiornamento biblico, teologico e pastorale continuo», affinché sia chiaro che è la Chiesa che istituisce e invia. «Al termine della fase di discernimento vocazionale e di formazione, i candidati saranno istituiti con il rito liturgico previsto dal Pontificale Romano», specifica la nota diocesana a riguardo, che ammonisce: «il mandato verrà conferito per un primo periodo di cinque anni, rinnovabile previa verifica del vescovo che, insieme ad un’équipe preposta a questo, valuterà il cambiamento delle condizioni di vita del ministro istituito e le esigenze ecclesiali in continuo mutamento». Questo è ovviamente possibile nel caso dei ministeri conferiti ai laici, perché nel caso dei seminaristi ci si pone, come spiegato, su un piano differente.
Lunedì, 18 luglio 2022