La preparazione del Sinodo sulla sinodalità in programma in Vaticano fa tappa nei singoli decanati dell’arcidiocesi di Milano. Pubblicato il vademecum con il decreto e i consigli di mons. Delpini
di Michele Brambilla
Prosegue nell’arcidiocesi di Milano il cammino di avvicinamento al Sinodo sulla sinodalità indetto da Papa Francesco: si tratta di un percorso in varie tappe che si snoderà fino al 2023. Dopo la raccolta delle richieste degli episcopati nazionali, segue una nuova consultazione del popolo di Dio nei suoi rami periferici.
Per Milano significa interpellare i decanati, che riuniscono gruppi di parrocchie appartenenti alla medesima zona pastorale: mons. Mario Delpini pubblica un apposito vademecum da seguire nelle assemblee decanali. Si tratta di rivitalizzare anche i decanati stessi, istituiti negli anni ’70 del Novecento, tramite nuovi organi consultivi, le assemblee sinodali decanali. L’idea è vecchiotta (assomiglia ai vecchi consigli pastorali decanali, solo maggiormente aperti al “pubblico”), ma non l’intenzione, dato che si tratta di mettere in pratica le indicazioni del Pontefice regnante.
Mons. Delpini scrive nel vademecum che «un avvio può essere frutto di un azzardo, l’esito di una insofferenza, una smentita irritante per chi vuole restare fermo. Ma dopo il prolungato ascolto» delle istanze dei fedeli tramite i Gruppi Barnaba (con questo nome si indicano sacerdoti, religiosi e laici mandati in ogni angolo dell’arcidiocesi a descrivere le condizioni attuali delle strutture pastorali), «ci sono buone ragioni per pensare che lo Spirito di Pentecoste incoraggi l’avvio delle Assemblee Sinodali Decanali come un vento amico che spinge al largo le nostre timidezze e le nostre inerzie», vale a dire una pastorale diocesana che non si è ancora sintonizzata sulla nuova evangelizzazione.
Spesso i cattolici ambrosiani paiono scoraggiati, «ma se i pochi o i tanti che escono dalla celebrazione eucaristica sono presi da un nuovo ardore, sono illuminati da una sapienza che viene dall’alto, sperimentano che lungo il cammino cresce il vigore, viene da pensare che la vita e la vivacità delle comunità cristiane sia la missione». «Forse la missione è l’umile servizio che consente di constatare che la fede resta viva se è donata e condivisa anche al di fuori della cerchia dei discepoli», dice l’arcivescovo rimproverando la tendenza dei gruppi parrocchiali a privilegiare il proprio “stare bene tra di noi”.
«Forse lo Spirito provoca alla libertà di osare e alla responsabilità di decidere, di verificare e di rendere conto» anche di quello che si è sempre fatto, vedendo se corrisponde all’esigenza di risvegliare la grazia nei battezzati che ne sono ignari. Il risultato sarà la gioia del cooperare all’evangelizzazione di questo mondo post-moderno nella quotidianità, a partire dalla centralità restituita al culto, perché «in questo cammino possiamo contare su una visione di fede, alimentata dal celebrare insieme i santi misteri, dalla preghiera personale» che feconda l’apostolato e si unisce quotidianamente all’unico grande coro che si alza dalla terra fino al Cielo.
Lunedì, 26 settembre 2022