Metanopoli come esempio di ricostruzione “con l’anima”
di Michele Brambilla
L’Ufficio dei beni culturali dell’arcidiocesi di Milano decide di onorare il 60° anniversario della morte dell’imprenditore Enrico Mattei (1906-62) con un convegno dedicato alla parrocchia promossa dall’industriale e politico della Democrazia Cristiana, S. Barbara in Metanopoli.
Mons. Mario Delpini esprime «il mio punto di vista riguarda alcune domande che hanno a che fare con l’intuizione di una città ideale che ha al suo centro la chiesa, come luogo dove c’è la celebrazione e la preghiera e a cui l’arte e la scienza contribuiscono in modo essenziale». Pensando al sui grande predecessore Giovanni Battista Montini, san Paolo VI (1897-1978), mons. Delpini dice che «Montini trovò in Mattei una persona di grande disponibilità a collaborare con l’urgenza pastorale di edificare nuove chiese attraverso il piano omonimo, che ha lasciato un segno molto significativo a Milano». In particolare, «nel momento in cui si inaugurava la Chiesa di Metanopoli, e l’intero complesso, Montini si chiese cosa poteva fare Cristo in quel luogo. “Egli può salvare l’uomo – rispose -, il quale oggi è insidiato dal pericolo della materia, posponendo ai valori di questa, quelli dello Spirito, dai pericoli dell’economia, della tecnica e della ricchezza che mortifica ogni aspirazione ideale e toglie ogni senso di libertà e dignità”».
Lo sviluppo urbanistico e tecnologico non poteva quindi essere distinto dalla questione antropologica, ed è la grande domanda sul presente: «c’è una speranza per l’umanità e la Chiesa riesce a dire qualcosa per rispondere a questa domanda? Il ritorno di interesse per la spiritualità, a cui pare di assistere, è una via praticabile? È possibile predicare il Vangelo come un abbraccio e, insieme, un giudizio? Ora al centro di Milano cosa c’è», il Dio dei nostri padri o l’idolatria del successo e del denaro?
Proprio per questo «la Chiesa deve essere riconoscibile, comprensibile nel suo significato, accessibile. Questo è un modo in cui la Chiesa svolge la sua missione nella modernità, dando un’anima alla materia. Questa è una sfida che impegna la Chiesa a esprimersi ricercando le parole per dirsi e i segni per farsi capire. In tale contesto, la ricerca è preghiera e la Chiesa è un’arte, frutto di una ricerca nuova che dice l’alleanza tra il cristianesimo e la modernità» nel senso dell’inculturazione della fede in questa nostra epoca.
Mons. Delpini parla sia della chiesa come edificio che della Chiesa come comunità dei discepoli del Signore. Si chiede, infatti, se «costruire un chiesa può essere un messaggio per dire che la vita ha una speranza che non delude e che vale la pena viverla». I tempi di costruzione di una chiesa si fondono, infatti, con quelli dell’edificazione di una comunità umana attraverso i Sacramenti e la trasmissione dell’insegnamento evangelico. L’arcivescovo insiste a dire che «siamo qui per rileggere la memoria e per leggere le sfide che abbiamo davanti, ripartendo con nuovo slancio verso il futuro. Montini e Mattei compresero con lucidità lo sviluppo della città e ciò li rende dei profeti, ma ci fa capire che la profezia è il contrario di un discorso astratto».
Il Cristianesimo, infatti, è sia anima che corpo, tanto che la stessa Chiesa è Corpo mistico di Cristo. Oggi si vuole ri-costruire Milano su meri presupposti materialistici. Metanopoli insegna, invece, che non c’è vera ricostruzione senza la presenza di Colui che è risorto.
Lunedì, 30 ottobre 2022