L’omelia di mons. Delpini per la prima Via Crucis zonale scuote la “stanca” Europa contemporanea nel nome di Cristo morto e risorto
di Michele Brambilla
Il 3 marzo mons. Mario Delpini si porta a Cassina de’ Pecchi per la prima tappa della Via Crucis itinerante nelle sette Zone pastorali. Inizia, quindi, dalla Zona VII: nel pomeriggio celebra i Vesperi con i sacerdoti dei vicariati locali nella chiesa parrocchiale, poi, a partire dalla stazione della MM2, si snoda il grande corteo dei fedeli, fino al sagrato di S. Maria Ausiliatrice, dove, dopo un breve momento di adorazione della Croce, l’arcivescovo prende la parola.
L’omelia è tagliente. Parte dal ritrovamento del sepolcro aperto la mattina di Pasqua per prendere una caratura decisamente “politica”. «Vanno di fretta coloro che sono convinti che chi arriva dopo perde sempre qualche cosa, mentre camminavano adagio, le donne in quel cammino, come quando si va verso le tombe. Non si aspettano più niente. Così cammina talora l’umanità: corre per non perdere l’occasione di uno spettacolo, di un guadagno, di un primato, ma quando si avvicina al discorso, allo spettacolo, al rito di morte, cammina lentamente. L’umanità frenetica e ambiziosa, quando si mette in cammino verso l’ultima destinazione, cammina adagio e non si aspetta niente», infatti l’uomo europeo contemporaneo cerca di non pensare alla morte il più possibile, e quando vi incappa si lascia andare alla disperazione.
L’Europa contemporanea è davvero “vecchia” dentro. Ha bisogno di sentire la gioia dei giovani cattolici, paragonata alla voce del giovane in bianche vesti, l’angelo, che nel Vangelo annuncia la risurrezione di Gesù. Nel caso del XXI secolo, «la parola giovane, anzi nuova, è l’annuncio che i giovani sono convocati a Lisbona in estate per la Giornata mondiale dalle Gioventù. Loro andranno viaggiando in fretta, andranno cantando, andranno insieme, contenti. A Lisbona incontreranno un uomo che cammina con fatica, papa Francesco, ma il vecchio Papa ha una parola di fuoco da consegnare ai giovani d’Europa e noi aspettiamo uno stupore. Che cosa diranno questi giovani a quelli che camminano adagio verso il sepolcro, malati di rassegnazione e di malinconia, di bei ricordi e di chiacchiere di desolazione? Diranno: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”».
Dio, infatti, è morto per il nichilismo imperante, ma i nichilisti stanno condannando loro stessi all’autodistruzione. I giovani cattolici, quindi, propagano «lo stupore che rinnova la Chiesa, quella parola che scuote dalla rassegnazione. Per voi adulti, per voi vecchi, per te Europa senza speranza e senza bambini, è il momento di svegliarti dalla tua rassegnazione, di vincere le tue paure, di lasciarti stupire dalla promessa della vita nuova». Da notarsi il modo con il quale si rimarca, ancora una volta, l’emergenza demografica come un segno della disperazione interiore degli europei.
Di fronte alle difficoltà attuali (la guerra in Ucraina, ma non solo), non è ugualmente consentita la rassegnazione. Come alla GMG, sul sagrato della chiesa principale di Cassina de’ Pecchi i gruppi di giovani dell’arcidiocesi si passano l’un l’altro la semplice croce in legno davanti alla quale ci si è raccolti in preghiera. Mons. Delpini esorta tutti ad un cammino di conversione e «questa croce è il segno di questo cammino: è la croce che girerà per la diocesi in questa Quaresima, in cui vogliamo pregare per la pace. E’ la croce che segna il cammino verso Lisbona, la croce da cui viene ogni speranza e che ha abbattuto il muro di separazione tra i popoli».
Lunedì, 6 marzo 2023